Piovono polpette vegane e l’industria alimentare, fiutato l’affare, si organizza. Ieri il debutto alla borsa di New York della startup Beyond Meat, l’azienda finanziata da Bill Gates e Leonardo Di Caprio che produce burger vegetali, è stata accolto trionfalmente dal mercato con un +160% delle quotazioni.
Da tempo Burger King ha annunciato l’inserimento nei proprio menu negli Usa (e presto anche in Europa) dell’Impossible Whopper, un hamburger prodotto dalla Impossibile Food a base di grano, patate, olio di cocco e eme. L’Eme è un composto organico contenente ferro: la sua funzione è quella di dare al resto degli ingredienti quel saporino di carne e sangue che della carne di manzo. La Impossible Food è riuscita a ricreare degli enzimi che riescono ad aumentare la produzione dell’eme vegetale: una carne “non carne”.
La risposta di McDonald’s non si è fatta attendere e il 29 aprile nei fast food tedeschi ha debuttato il Big Vegan a base di soia e grano, con aggiunta di barbabietola rossa, peperoni e carote, il tutto condito con aglio e una vinaigrette.
Conclude un panorama giorno dopo giorno sempre più ampio la carne sintetica, una polpetta ottenuta con fibra “artificiale” simile a quella della carne di manzo. Diverse aziende si sono lanciate nell’impresa, dalle statunitensi Memphis Meat e Finless Food all’israeliana Aleph farm all’olandese Mosa Meat, fondata dallo stesso Mark Post il ricercatore olandese che nel 2013 “coltivò” in laboratorio il primo hamburger sintetico. Il segreto? Il muscolo bovino. Bisogna partire da grandi quantità di cellule muscolari animali, possibilmente con una percentuale di cellule grasse per dare un sapore più simile a quello della carne “vera”, per poi “coltivarle” in laboratorio e dare vita a una fibra di carne “non carne”. L’ostacolo principale? I costi. La Future Meat Technology ad esempio, una start up israeliana, ha annunciato di essere arrivata a circa 700 dollari al chilo, ma si dice certa di poter abbassare sensibilimente la cifra già entro il 2020.