Una lettera aperta firmata da 600 scienziati europei e 300 gruppi indigeni. Un appello urgente e doloroso all’Unione europea perché pretenda dal governo Bolsonaro il rispetto degli standard ambientali e dei diritti umani nei suoi attuali negoziati commerciali con il Brasile.
A renderla nota è stato Euractive Germania che ne pubblica la sintesi.
Prima che l’UE possa concludere il suo accordo di libero scambio con gli stati del Mercosur – Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – spiegano gli scienziati nella lettera aperta, è indispensabile chiarire che gli standard ambientali e dei diritti umani in Brasile dovrebbero essere proprio in cima all’agenda.
“La politica brasiliana è diventata terrificante. L’UE non può limitarsi a stare lì a guardare “, ha detto a EURACTIV Laura Kehoe, biologa dell’Università di Oxford e uno dei promotori dell’iniziativa.
La deforestazione nella foresta amazzonica è tornata a correre, dopo che il presidente di destra Jair Bolsanero ha ammorbidito molte leggi sulla protezione ambientale e, grazie anche alla debolezza della moneta brasiliana, è cresciuta la domanda di prodotti come la soia e la carne bovina.
Il Brasile è il principale esportatore di prodotti agricoli nell’UE. “Non conosciamo quasi nulla sulle origini dei prodotti e su quali siano gli effetti della produzione nazionale”, ha affermato Kehoe. Ecco perché gli scienziati chiedono più tracciabilità delle origini di questi prodotti.
Gli scienziati chiedono una maggiore protezione delle popolazioni indigene e sono supportati da 300 gruppi indigeni. Proprio loro sono i primi ad aver pagato la svolta neoliberista di Bolsonaro, cacciati dalle proprie aree e depredati da ogni forma di controllo sulle loro riserve (il Funai, l’ente indigeno, è stato esautorato dal governo del controllo in favore degli appetiti dei grandi allevatori e latifondisti).
“Non vedo come l’UE possa continuare a negoziare con il Brasile. La Commissione europea deve riesaminare la sua strategia se è seria riguardo ai suoi obiettivi di sostenibilità ”, ha dichiarato il vicepresidente del Parlamento europeo, Heidi Hautala (Verdi), che ha firmato la lettera.
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