La battaglia di Malles Venosta contro i pesticidi, un referendum e 5 anni nelle aule dei tribunali

Cinquemila (o poco più) anime. La peculiarità di essere uno dei quattro comuni italiani a confinare con due Stati esteri (nel suo caso Austria e Svizzera). Malles, paese dell’alta Val Venosta, in Alto Adige, nel 2014 era diventato oggetto di curiosità e speranze per molti, al di là della splendida posizione geografica. A rimbalzare sulle cronache nazionali i risultati del referendum che avevano sancito il divieto di utilizzo di pesticidi su tutto il territorio comunale. Il 70% dei votanti si era presentato alle urne e il 74% di questi non aveva avuto dubbi e si era pronunciato per l’abbandono della chimica di sintesi in agricoltura. Dopo il 1990, insomma, un referendum sui pesticidi (allora quello promosso da Democrazia proletaria non raggiunse il quorum) tornava a fare notizia.
Una speranza che aveva appena fatto in tempo a prendere il volo, riportata a terra dal Tar che su ricorso di alcuni agricoltori aveva dichiarato l’inattuabilità della delibera “estranea alle competenze comunali”. Non contenti, i sostenitori dei pesticidi, avevano chiesto la condanna del sindaco a risarcire i “danni erariali” provocati dal referendum.
Ma la Corte dei conti di Bolzano gli ha dato torto e ha assolto dall’accusa di danno erariale il sindaco di Malles Venosta, Ulrich Veith.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Karl Zeller, aveva sostenuto la non colpevolezza del sindaco, sottolineando che l’ammissibilità del referendum era stata dichiarata da una commissione di esperti prevista dallo statuto comunale. Il tribunale, pur ribadendo l’illegittimità della delibera di ammissibilità della commissione, ha riconosciuto che si tratta di questioni “obiettivamente complesse e di assoluta novità”.