Nestlé, ancora una volta, nell’occhio del ciclone internazionale per i suoi latti in polvere. Il plurale è obbligato, visto che non solo le formule vendute nel mondo sono differenti (come se i bambini fossero diversi) ma anche la pubblicità dei suoi latti cambia attraversando le frontiere.
E mentre in Cina pubblicizza il latte artificiale come più sano per l’assenza di aromi alla vaniglia, a Hong Kong continua a vendere la polvere con l’aroma. Non solo. Le accuse di un rapporto della Ong Changing Markets Foundation (CMF) non si fermano a questo: “Se le madri non possono o non scelgono di allattare – accusa Nusa Urbancic, una portavoce di CMF – aziende come Nestlé hanno l’enorme responsabilità di fornire prodotti sicuri, nutrizionalmente completi e informati dalla migliore scienza disponibile. Il nostro rapporto conferma che la multinazionale svizzera continua a utilizzare la scienza come mero strumento di marketing, valorizzando i margini di profitto più elevati rispetto alla sua credibilità scientifica “.
Dopo le accuse Nestlé si era impegnata a non utilizzare più saccarosio e vanillina in prodotti destinati a bambini di età inferiore a 12 mesi e ha effettivamente rimosso lo zucchero, ma ha continuato a produrre formule per neonati con vanillina.
Nestlé ha anche continuato a promuovere la sua formula infantile Illuma a Hong Kong come “sempre più vicina al latte materno“, nonostante le indicazioni dell’OMS che vietano le promozioni suggerendo l’equivalenza con il latte materno.
Illuma è invece venduto come “formula di affinità umana” e il sito web afferma che Nestlé è “dedicata a svelare il mistero del latte umano … replicandolo come natura intesa con tecnologie rivoluzionarie”.
Un portavoce della Nestlé ha ribattuto a queste accuse: “Non usiamo dichiarazioni che idealizzano i nostri prodotti o implicano che siano superiori o equivalenti al latte materno sulle nostre etichette per lattanti o sui materiali di comunicazione. Comunichiamo che i prodotti sono ‘ispirati al latte materno'”.