Un giardino per farfalle sul balcone contro il climate change. A Cervia si può

Chissà, forse non è un caso che sia proprio una ragazzina, Greta, la paladina della lotta contro il cambio climatico. Perché i bambini e i giovani in genere hanno uno sguardo più attento al mondo e, soprattutto, privo di preconcetti. I bambini osservano la luna, una coccinella, un formicaio, saltano in una pozzanghera, alzano gli occhi e scoprono l’arcobaleno, con tutta l’innocenza (e il rispetto) del loro sguardo, ricco di sogni, giochi e favole.
Eppure, al di là dell’indignazione collettiva di cui Greta è stata ed è protagonista e del nostro “votare con i piedi”, come direbbe Noam Chomsky, si può fare molto altro, come attrezzare un piccolo giardino delle farfalle sul balcone.
E questa la campagna lanciata dalla Casa delle Farfalle di Cervia (qui tutte le informazioni), che ad ogni visitatore lascia un kit di sopravvivenza per gli insetti più amati e colorati, da costruire a casa. E, forse, solo una piccola azione, che, però, va a vantaggio della biodiversità, oltre che del divertimento assicurato da condividere con i più piccoli.

Un patrimonio naturalistico da New York a Ferrara

Ma si può anche andare alla scoperta del mondo animale e vegetale visitando un museo di scienze naturali. Chi, anche adulto, avendo avuto la possibilità di visitarlo, non si è realmente emozionato nel Museo di Scienze naturali di New York? Forse è uno dei più belli al mondo, anche perché si possono vedere i dinosauri. Nel Museo civico di storia naturale di Ferrara, dove siamo stati, non sono conservate le ossa dei Dinosauri estinti, eppure si può capire come mai anche noi siamo a rischio di estinzione di massa.
Come museo ci ha spiegato il direttore, Stefano Mazzotti, facciamo ricerca ed educazione permanente. Non è utile solo per i bambini, anche per gli adulti. Certo i giovani hanno capacità e conoscenze forse superiori perfino ai grandi. Ecco perché i musei sono attenti a fare cultura, soprattutto quelli che in questi anni sono diventati dei veri e propri poli scientifici, come il museo di Trento, che è tutto da scoprire e vivere. Tra l’altro è bellissimo anche da vedere ed è stato disegnato da Renzo Piano, che di musei di scienze naturali (e di bellezza) se ne intende, visto che ha firmato anche quello in California (imperdibile). In Italia ce ne sono molti altri, come quello di Verona, Genova e Milano, ma non solo. Ma perché sono così importanti? Semplice, perché ci aiutano a capire dove l’uomo sta sbagliando.

“Rischiamo la sesta estinzione”

Stefano Mazzotti, se continuiamo così, rischiamo davvero l’estinzione? “Ebbene sì. Gli scienziati parlano da tempo di una possibile sesta estinzione, dopo le prime cinque. La più famosa è quella dei dinosauri, che in realtà ci è stata utile, perché sono sopravvissuti i mammiferi, si trattava di piccoli animali che vivevano per lo più in tane sotterranee e delle balene, da lì ci siamo evoluti anche noi. Ma il punto reale è un altro”.E cioè? “La velocità. Questi sono in genere cicli lunghissimi, parliamo di milioni di anni, mentre noi siamo qui da un battito di ciglia, eppure con il nostro comportamento scellerato stiamo compromettendo tutto in maniera velocissima”. In che senso? “Nel senso – prosegue il dottor Mazzotti – che l’ultima estinzione di massa è stata 65 milioni di anni fa e invece la specie umana sta velocizzando con il suo agire il cambiamento in maniera repentino. E una velocizzazione mai vista prima. Inoltre se osserviamo la storia degli insetti, si capisce  senza fare del catastrofismo  perché siamo a rischio”. Cosa possono insegnarci gli insetti? “Intanto noi conosciamo pochissimo le specie animali e vegetali. Anzi, gli scienziati spiegano che l’86% delle specie terrestri e il 92% di quelle degli oceani non sia ancora state descritte. Il che è un problema” .
Perché? “Perché se non le conosciamo, non sappiamo se si sono estinte” . Se ne sono estinte molte? “Studi anche recenti ci dicono che è così. Uno studio svolto in Germania nell’arco di 24 anni ci dice che in meno di trent’anni abbiamo perso il 76% della biomassa degli insetti. E come se in una città, prendiamo Roma, fossero scomparse, morte, il 76% delle persone. E una percentuale altissima, tanto più se si considera che questi studi vengono fatti in riserve naturalistiche, non in un campo trattato con pesticidi. E la velocità dei cambiamenti ad allarmare gli scienziati e ora, forse, anche tutta la popolazione”.

“Il gambero della Lousiana ha colonizzato la Val Padana”

Va bene, però, se si estinguono gli animali dannosi, alla fine non è un bene? “In realtà le specie dannose sono quelle introdotte dall’uomo, e sono proprio quelle che provocano le estinzioni delle altre. Gli scienziati hanno definito l’era attuale l’era dell’Antropocene, è una nuova era geologica, determinata dall’uomo. I viaggi, gli spostamenti e il cambiamento climatico, ricordiamolo, provocato dall’uomo, stanno riportando la Terra a circa 300 milioni di anni fa quando esisteva il supercontinente Pangea, cioè un solo continente unito, quindi anche gli insetti viaggiano liberamente. Pensiamo alle cimici asiatiche o alla zanzara tigre, oppure al gambero della Louisiana, che ormai ha colonizzato tutta la Valle Padana. Questi esseri alieni modificano l’ecosistema e portano alla scomparsa di specie del territorio. E il caso dell’ibis sacro importato qui, che può diventare dannoso, perché mangia le uova degli altri uccelli. In Francia ci sono piani nazionali di abbattimento“.
Si può scoprire tutto questo solo visitando il museo di storia naturale e osservando gli insetti? “Questo e tanto altro. Molte di queste specie sono anche portatrici di malattie, come i ratti o le zanzare tigre” . Ma se ci dovessimo estinguere, è vero che i topi e le zanzare sopravviverebbero? “Certo, loro hanno una capacità di adattamento di gran lunga superiore a quella dell’uomo”. E, quindi che cosa possiamo fare? “Tante cose, intanto pensare globalmente e agire localmente, rivedere la nostra alimentazione, il che non vuole dire che dobbiamo sostituire la carne con le cavallette, ma sicuramente che possiamo avere comportamenti più sostenibili” . Ma l’estinzione di massa è poi così terribile? “Noi umani non siamo un limite per la vita, anzi, se ci dovessimo estinguere, ci sarebbe un rifiorire della vita, in altre forme e specie e sicuramente topi e zanzare avrebbero la meglio su di noi” .