Pfas, i Noe accusano Provincia e Arpav Vicenza: sapevano dal 2006 e non hanno fatto nulla

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La provincia di Vicenza, con la complicità dell’Agenzia per la protezione ambientale del Veneto, ha nascosto per 13 anni il peggior caso di inquinamento delle falde acquifere della storia d’Italia: i pfas finiti poi nel sangue di centinaia di migliaia di persone. La notizia, riportata da Repubblica, emerge dal rapporto del Nucleo operativo ecologico dei carabinieri (di Treviso), di cui ha ricevuto copia Greenpeace come parte in quanto parte civile nel processo contro la dirigenza di Miteni, l’azienda tra i principali sospettati per la contaminazione. Questo vuole dire che già nel 2006, se i risultati allarmanti del Progetto Giada fossero stati resi pubblici e utilizzati per una seria politica di bonifica, le cose sarebbero andate diversamente per gli abitanti di tre province, Vicenza, Treviso e Padova, 350mila persone interessate e 90mila sottoposte a controlli clinici.

Il progetto Giada

Giada è il nome del progetto di controllo ambientale gestito dall’Ufficio ambiente della provincia di Treviso, tra il 2003 e il 2010. Da questo lavoro emerse “l’incremento nella contaminazione da benzotrifluoruri, sintesi o sottoprodotti derivati dall’attività della Miteni”. Come scritto più volte dal Salvagente, era già almeno dal 1977 che la contaminazione di acque potabili da parte dell’azienda era finita al centro di un’inchiesta.  Secondo il progetto Giada nel primo decennio degli anni 2000 invece, il centro del disastro ambientale poteva essere identificato nella falda d’acqua tra Trissino (il comune che ha ospitato la Miteni) e Montecchio Maggiore. Spiegando esplicitamente – come scrive Repubblica – che “l’incremento significativo” dell’inquinamento era dovuto “a fattori idrologici o a fatti nuovi verificatesi all’interno dell’area dello stabilimento”. Eppure nessuna azione particolare venne presa dalla Provincia di Vicenza, allora guidata dalla leghista Manuela Del Lago e dall’Arpav. Il rapporto dei Noe, prosegue spiegando che ancora nel 2011 “la Provincia di Vicenza avrebbe potuto condividere il documento conclusivo del Progetto Giada e richiedere espressamente all’Agenzia Arpav una verifica approfondita dello stabilimento Miteni”.Persino una tesi di dottorato finanziati dall’Arpav regionale, firmata dal Lorenzo Lava nel 2010, era arrivata alle stesse conclusioni, eppure nulla si mosse.

Lo strano balletto di date sulla barriera idraulica

Scrive poi Repubblica: “I carabinieri segnalano, ancora, che, al contrario di quanto hanno dichiarato gli amministratori dell’azienda chimica, la barriera idraulica per contenere la contaminazione non era stata installata nell’impianto di Trissino nel 2013, ma sette anni prima”. L’incongruenza era già stata segnalata da Greenpeace in un lavoro autonomo. Secondo i carabinieri del Noe: “Gli organi di controllo non hanno mai contestato la tesi di Miteni. La barriera idraulica è una struttura grande e complessa, sorprende che sia sfuggita all’occhio esperto di tecnici deputati a controlli ambientali”. L’Agenzia si sarebbe accorta della sua esistenza solo nel luglio 2013, nonostante già nel 2006 personale di Arpav Vicenza operasse direttamente sulla barriera per sigillare i contatori dei pozzi collegati. Per questo, secondo gli investigatori, “C’è stata la volontà dei tecnici Arpav di non voler far emergere la situazione”. Se avessero segnalato la questione barriera”la bonifica sarebbe potuta partire già da quella data”. Era il gennaio 2006.

Le domande di Greenpeace

Vincenzo Restaino, dirigente dell’Arpav, svolgeva un ruolo di coordinamento nel vicentino nei prima anni in cui la questione Pfas è diventata di dominio pubblico (2013), e per questo Greenpeace, “Da tempo era a conoscenza della grave contaminazione prodotta da Miteni”, si chiede chiede perché l’ingegner Restaino non abbia condiviso ciò che stava succedendo con altri colleghi e funzionari regionali: “L’Arpav ha avviato un’indagine interna? La sua dirigenza ha informato i vertici regionali?. Hanno ritardato le indagini e la bonifica”. Di sicuro c’è che il rapporto dei Noe è destinato a scatenare terremoti ai vertici delle istituzioni del triangoli più inquinato d’Italia dai Pfas.