Prima l’incidente di cinque mesi fa in Indonesia (189 i morti), poi, domenica scorsa, quello dell’Ethiopian che ha fatto strage di 157 persone. E la decisione di Boeing, finita al centro di una gragnola di accuse internazionali, di aggiornare il software dei propri 737. Una scelta imposta dal provvedimento della Federal Aviation Administration statunitense, è vero, e forse un tentativo di placare il crollo in borsa, ma pur certo un segnale che una qualche anomalia quel software potrebbe davvero averla.
Nel mezzo la decisione di molti Stati di bloccare a terra gli aerei considerati insicuri e la tiepidezza di altri paesi. È questa la vicenda che sta turbando autorità e passeggeri di tutto il mondo dopo lo schianto dell’Ethiopian 302 che ha fatto anche 8 vittime italiane. La novità di oggi è che dopo Cina e Indonesia anche Regno Unito, Francia, Germania, Irlanda, Australia, Singapore, Malesia, Mongolia e Oman hanno deciso di sospendere l’utilizzo dei Boeing 737 Max, il modello dell’aereo caduto.
Non solo. Anche le compagnie corrono ai ripari con una sospensione temporanea che al momento interessa Aerolineas Argentinas, Royal Air Maroc, Aeromexico, la brasiliana Gol Airlines, Norwegian Air. E la lista si aggiorna continuamente.
Semmai a fare rumore è il silenzio europeo durato per troppi giorni, visto che fuori tempo massimo, anche il Vecchio Continente ha deciso di adeguarsi e l’agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) sarebbe pronta a bloccare tutti i voli dei Boeing 737 Max.
E in Italia? Il gioco è stato finora quello dello scaricabarile, almeno secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unine nazionale consumatori: “È inaccettabile che l’Enac (l’ente italiano dell’aviazione civile, ndr) non prenda provvedimenti, scaricando la scelta sull’Easa, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea, dopo che la stessa Boeing ha annunciato di voler procedere ad un aggiornamento del software e dopo l’appello dei piloti italiani, evidentemente preoccupati di non avere il tempo utile per disattivare il software in caso di anomalie a bassa quota” è il commento, duro, di Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
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Solo pochi minuti fa anche il nostro paese si è adeguato, sospendendo i voli dei 737 sul nostro territorio, dopo che per giorni aveva sostenuto che servivano decisioni europee. E solo una volta che molti altri paesi non avevano certo atteso il pronunciamento dell’Authority europea per tutelare i propri passeggeri.
“Era ora! Finalmente! Una decisione, comunque, presa troppo lentamente” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Che affonda: “Per questo confermiamo la nostra richiesta di dimissioni del presidente dell’Enac, Nicola Zaccheo. In un paese normale, infatti, sarebbe dovuto bastare l’appello dei piloti italiani di mettere a terra le macchine e fare i controlli necessari per intervenire e sospendere i voli, fosse anche solo per rassicurarli, visto che la vita dei passeggeri dipende dalla loro capacità di reagire ad eventuali anomalie del software, avendo un tempo a disposizione che, evidentemente, non sempre è sufficiente”.
Ora si apre il problema di quanti non riusciranno a partire per viaggi già programmati e pagati. Ma per loro ancora non ci sono certezze.