L’Istituto Ramazzini ha ottenuto l’autorizzazione dal ministero della Salute per condurre uno studio globale per valutare gli effetti a lungo termine del glifosato e del suo più comune formulato. Ad anunciarlo è Fiorella Belpoggi, direttrice dell’Istituto di ricerca che a maggio 2018 aveva presentato i primi risultati di uno studio pilota condotto per valutare l’impatto a breve termine dell’erbicida più usato al mondo, classificato “probabile cancerogeno” dalla Iarc.
Un’analisi sull’intero ciclo di vita
“Entro l’anno – ha spiegato la dottoressa Belpoggi – vogliamo partire con lo studio sugli effetti cancerogeni ed sugli effetti tossici che riguardano sviluppo e sistema nervoso. Il nostro studio indipendente potrà finalmente fare luce sulle incertezze che finora hanno coinvolto la discussione sui rischi di questo erbicida diffuso a livello planetario”.
Lo studio prevederà il monitoraggio di circa 5mila ratti per valutare l’esposizione al glifosato di cavie uomo-equivalenti durante l’intero ciclo di vita e quindi verrà analizzato tanto la cancerogenicità quanto il potenziale interferente endocrino del pesticida e anche l’incidenza sulle malattie dell’invecchiamento.
“Nel 2022 – prosegue Belpoggi – i nostri risultati potranno essere valutati prima di procedere ad una nuova autorizzazione. È di questi giorni l’articolo del Sole 24 ore che accusa lo Iarc di aver falsificato la sua valutazione di ’probabile cancerogeno per l’uomo’. È un’accusa assolutamente inconsistente, ma di sicuro potremmo andare avanti decenni con questa discussione se agli studi dell’industria non venissero contrapposti i risultati di studi indipendenti” aggiunge la ricercatrice.
“Pericoloso anche alle dosi consentite”
I risultati del primo studio non lasciavano molto dubbi. Lo studio condotto sui ratti esposti ad erbicidi composti di glifosato con quantità giornaliere considerate lecite dalla Environmental protectional agency (ovvero 1,75 mg per peso corporeo al giorno) mostra, infatti, che queste sostanze possono alterare importanti parametri biologici che riguardano lo sviluppo sessuale, la genotossicità e il microbioma intestinale. E questo accade a maggior ragione nei soggetti neonati e/o adolescenti, in quella fascia di età che arriva fino ai 18 anni.
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Così ha concluso la Belpoggi: “È la nostra occasione: istituzioni pubbliche, associazioni e cittadini sono chiamati a procedere nella ricerca della verità insieme a noi. Verrà costituito un tavolo di ‘osservatori’ della conduzione dello studio perché esso possa avere tutte le garanzie per essere valutato dalle agenzie regolatorie. Chiedo a tutti coloro che sempre manifestano fiducia nel lavoro dell’Istituto Ramazzini di darci una mano”.