La Carbon label, l’impronta ecologica di un cibo pubblicata sulle etichette, favorisce nel consumatore scelte alimentari più sostenibili. Lo conferma uno studio pubblicato su Nature Climate Change e dimostra come di fronte alle informazioni su quanta anidride carbonica – uno dei gas serra responsabili del cambiamento climatico – è stata immessa in atmosfera per produrre un determinato alimento i consumatori scelgono sempre quello meno inquinante. E così vengono incentivate scelte di acquiste più sostenibili: i consumatori sono pronti a sostituire la frutta esotica con quella locale di stagione e a ridurre il consumo di carne. Gli allevamenti intensivi rappresentando il 14,5% di tutte le emissioni di CO2.
L’esperimento
Per lo studio è stata creata ad hoc una Carbon label che utilizza (come la foto sopra) una lampadina che indica quanti minuti equivalenti è stata accesa per produrre quel deterimanato cibo. A questo punto a 120 persone sono state mostrate sei scatolette di zuppa – tre verdure e tre di manzo – con le relative impronte ecologiche e gli è stato chiesto di sceglierne tre. Una porzione di zuppa di manzo, ad esempio, equivale all’incirca a una lampadina accesa per 2.127 minuti o quasi 36 ore.
Parallelamente a un gruppo di controllo sono state mostrate le stesse zuppe ma senza etichetta “climatica”. Il risultato, scrivono gli autori dello studio, è che “la Carbon label ha avuto l’effetto previsto: quelli del gruppo con la Carbon label hanno meno confezioni di carne bovina rispetto a quelli del gruppo di controllo”.
“Questi risultati – scrivono ancora gli autori – suggeriscono che la fornitura di informazioni sulle emissioni degli alimenti in un modo comprensibile accresce la tendenza dei consumatori a scegliere cibi a emissioni relativamente basse rispetto a quando non viene fornita alcuna informazione sulle emissioni di gas serra”.