Caro Salvagente, vi scrivo per esporvi quanto accaduto con Tim. Il 26 settembre ho contattato il 191 per informazioni su costi e attivazione di una nuova linea telefonica di tipo business. L’operatore mi fa contattare da un agente partner di Tim che mi espone l’offerta Top. Mi convince e la firmo. Il 2 ottobre viene un tecnico Tim e attiva la nuova linea.
A quel punto, però, inizia la disavventura con l’agenzia che ha materialmente raccolto le firme e la relativa documentazione. L’offerta prevedeva oltre al canone mensile, la migrazione di una Sim privata da Wind a Tim e questa operazione sarebbe dovuta avvenire entro 15 giorni lavorativi. E invece al 7 novembre nessuna migrazione.
A metà ottobre ricevo la prima fattura relativa al Modem il cui costo è di euro 240 + IVA!
Inoltre l’intestazione è totalmente sbagliata e manca la partita Iva, motivo per cui il documento non è fiscalmente deducibile.
Contatto subito l’operatrice che mi rassicura: avrebbe risolto lei direttamente il problema mediante richiesta a Tim. Cosa che non ha mai fatto nonostante io l’abbia sollecitata svariate volte, indice di scarsa serietà .
Ma ha fatto di peggio ovvero, non ha mai inoltrato né consegnato a noi e a Tim (alla quale appunto non risulta alcun contratto ma soltanto l’attivazione del numero telefonico) e quindi, se avessi voluto recedere dal medesimo entro i 14 giorni previsti dalla Legge, ora sono largamente decaduti i termini…
Ho dovuto personalmente inoltrare richiesta tramite Pec a Tim per richiedere quello che “la signora agente” avrebbe dovuto fornire con un ingente dispendio di tempo ed energie che nessuno mi rimborserà … Vi chiedo: Tim è responsabile dell’operato di un’agenzia sua partner oppure devo rivolgermi direttamente a quest’ultima?
È vero che il MODEM doveva essere tassativamente fornito e acquistato da Tim? A me risultava che dal 1° agosto avrei potuto prenderne uno a mia discrezione…
A fronte di tutto quanto sopra posso presentare denuncia al CORECOM?
Marisa Brocchieri
Cerro al Lambro MI
Cara Marisa, abbiamo chiesto a Valentina Masciari, responsabile utenze di Konsumer Italia, di aiutarci a risponderle.
È normale che quando si tratta di contratti business, l’azienda venga contrattualizzata e seguita da un’agenzia, in questo caso Tim, agenzia che si occupa della vendita indiretta dei prodotti per il segmento aziende. Ciò viene fatto, perché l’azienda necessita di un supporto diverso e continuo rispetto a un privato, ha esigenze più complesse, richiede un approccio specifico, più approfondito e costante. In quest’ottica, l’azienda si rivolge quindi al consulente sia per la sottoscrizione del contratto, sia per essere guidata in tutte le azioni successive all’attivazione.
Fin qui la teoria. Nella pratica, abbiamo poi agenzie e agenti, come è successo nel caso della signora Brocchieri, che rientrano nella casistica, purtroppo diffusa, dei consulenti che sono presenti fin quando il cliente firma il contratto e poi spariscono e comunque consulenti che pur di ottenere la fatidica firma dal cliente, effettuano una vendita poco chiara e poco corretta.
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A quanto leggiamo, quindi, la responsabilità di quanto sta succedendo, è dell’agenzia che probabilmente non ha trasmesso l’ordine secondo quanto richiesto dal cliente e che ha fatto una vendita alquanto scorretta. Se l’agenzia ha trasmesso un’anagrafica errata, il contratto è stato attivato con tale anomalia; inoltre l’assenza di partita Iva mi sembra ancora più strana, perché se è stata richiesta un’offerta business, è evidente che il contratto non può essere di altra tipologia.
Per questo aspetto, va chiesta a Tim una modifica dell’anagrafica del cliente, operazione che in genere viene gestita dalle famose agenzie, che si preoccupano di inviare la documentazione necessaria al gestore.
Se l’agenzia non lo fa, il cliente allora, deve armarsi di pazienza e inviare direttamente a Tim, la richiesta in questione, cosa che ha giustamente fatto la signora.
Sull’aspetto legato alla copia mancante del contratto, l’agente nel momento stesso in cui fa firmare la proposta contrattuale, deve lasciarne copia debitamente compilata al cliente, anche perché i moduli sono sempre in triplice copia: l’originale per Tim, che verrà recapitato al gestore secondo modalità interne, una copia per l’agenzia e una copia per il cliente. Il fatto stesso che tale copia non sia stata lasciata al cliente, denota poca correttezza e comunque il cliente deve sempre pretendere di avere copia di ciò che ha firmato, nel momento stesso della conclusione del contratto.
Che poi Tim sostenga di non avere copia del contratto, non è accettabile, anche perché, nel caso in cui non lo avesse ancora ricevuto, deve semplicemente rivolgersi alla sua agenzia e farselo tempestivamente inviare per le verifiche del caso.
Relativamente al modem, in Italia dal primo di agosto 2018, è stata recepita la direttiva europea del 2016 di liberalizzazione dello stesso ma, va considerato che l’Agcom ha poi fatto slittare la concreta entrata in vigore, posticipando per ben due volte tale novità , così che al momento se ne dovrebbe riparlare a fine dicembre 2018, sempre che le compagnie non riescano a ottenere altri rinvii e considerando anche il fatto che sono stati presentati ricorsi al Tar da parte di almeno due gestori (Vodafone e Fastweb); conseguenza di ciò è che ancora i gestori stanno continuando ad effettuare vendite secondo quanto fatto finora, quindi con le vecchie regole.
Per il comportamento tenuto dall’agenzia comunque ne risponde Tim, quindi l’azienda madre che è responsabile della condotta dei suoi venditori: qualunque tipo di azione la signora deciderà di intraprendere, dovrà innanzitutto rivolgerla contro Tim; sarà poi questa a decidere se rivalersi sull’agenzia o meno.