Il Consiglio di amministrazione della Miteni ha depositato istanza di fallimento presso il tribunale di Vicenza. L’azienda è tristemente nota in Veneto, ma non solo, per aver sversato per decenni Pfoa e Pfas nel Torrente Poscolo. Pfoa e Pfas, composti di carbonio e fluoro, venivano utilizzati nella produzione della Miteni: in particolare servivano a impermeabilizzare le giacche e rendere antiaderenti le padelle. L’entità della contaminazione è stata nascosta dalla società sin dal 2013 quando sono iniziate a diffondersi notizie allarmanti sugli sversamenti: un’omissione che è costata all’azienda una multa di 3milioni e 700mila euro da parte dei carabinieri dei Noe di Treviso.
L’istanza di fallimento ferma anche il procedimento di bonifica che la Miteni aveva intenzione di intraprendere? Il comitato della mamme non Pfas è scettico: “Non capiamo perché la Procura non si sia ancora espressa; considerato che il fallimento era nell’aria da tempo, l’adozione di un sequestro preventivo sarebbe risultata importante, mentre ora è probabile che la bonifica ricada sui cittadini danneggiati”. La Miteni, invece, dal canto suo assicura che adempierà agli obblighi di messa in sicurezza degli impianti e che presenterà il piano di bonifica “entro i tempi stabiliti”, nell’assetto di governance delle ultime stagioni ha sempre detto di non essere la fonte primaria dell’inquinamento da Pfas (“oggi noi pesiamo per lo 0,86 per cento”).