La Commissione europea impedisca l’uso degli inquinanti organici persistenti nei prodotti realizzati con materiali riciclati. A lanciare l’appello all’esecutivo europeo sono state due ong, Arnika e la Health and Environment Alliance (Heal), in un rapporto “Toxic Loophole. Recycling Hazardous Waste into New Products” in cui hanno evidenziato la presenza di ritardanti di fiamma in molti prodotti in plastica realizzati tra cui giocattoli, utensili da cucina e altri prodotti di uso comune.
Le due ong hanno analizzato 430 prodotti in molti paesi dell’Unione europea: nel 25% di essi è stato riscontrato un elevato livello di bromo e antimonio, elementi presenti nella plastica riciclata, in particolare proveniente da rifiuti elettronici. Nei componenti elettronici infatti queste sostanze sono usate come ritardanti di fiamma.
In particolare, le analisi si sono soffermate sulla presenza di OctaBDE e DecaBDE: due inquinanti organici persistenti altamente pericolosi per la salute e per l’ambiente tollerati nei prodotti realizzati da materiali riciclati. Entrambe le sostanze sono inserite nella lista dei Persistent Organic Pollutants stabilita dalla Convenzione di Stoccolma e per questo sono vietati nella fase di produzione in tutti i paesi dell’Unione europea.
Le due ong concludono il loro rapporto con una serie di azioni che la Commissione europea dovrebbe intraprendere urgentemente. Tra queste, Arnike e Heal chiedono di porre il divieto degli inquinanti organici persistenti in tutte le fasi della produzione e, ovviamente, anche nei prodotti realizzati con materiali riciclati.
Non è la prima volta che uno studio simile viene condotto sui giocattoli. All’inizio di quest’anno una ricerca dell‘Università di Plymouth e pubblicata su Environmental Science & Technology aveva trovato tracce di cadmio, bromo e piombo addirittura nei famosi mattoncini Lego: già in quell’occasione i ricercatori avevano individuato come probabile fonte della contaminazione la plastica riciclata dai materiali elettronici.
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