Caro direttore, ho letto l’editoriale del numero di ottobre e volevo portare il punto di vista di chi ha un negozio in un centro commerciale.
Quando nel 2012 venne deciso, durante una riunione del nostro consorzio, di tenere aperto tutte le domeniche, tutti i proprietari dei punti vendita erano felici, convinti di replicare gli incassi che facevano nelle 12 domeniche autorizzate dalla precedente legge; io invece ero contrario perchè se tutti aprono, non si ha più l’esclusiva o l’effetto evento, ma diventa un giorno come un altro.
A distanza di 6 anni posso tirare le somme, almeno per quanto riguarda il punto in cui lavoro.
Prima si lavorava molto bene il sabato e il lunedi, a seguire venerdì e mercoledì, poi nelle domeniche straordinarie l’incasso era il triplo di un sabato.
Ora invece il sabato ha perso il 30% di affluenza, lunedì si potrebbe anche tenere chiuso e durante la settimana c’è meno gente. La somma delle 7 giornate è poco più di prima del 2012, depurato degli aumenti di prezzo, ma se si considerano i maggiori costi siamo praticamente in pari.
Il pubblico della domenica è costituito di persone che non sanno come passare il loro tempo libero, vagano a vuoto in un non luogo, triste e omologato a tutti gli altri centri commerciali, qualcuno ha qualche sacchetto in mano, ma la maggior parte consuma nella zona ristorazione, per quanto riguarda la spesa la fanno la mattina , ma il pomeriggio le corsie dell’ipermercato sono praticamente vuote.
Se vogliamo parlare di comodità o servizio ai clienti, posso essere d’accordo, ma suill’incremento di fatturato no, oltretutto è solo questione di pigrizia, nessuno è mai morto di fame fino al 2012 e i ritmi e i tempi di lavoro erano esattamente gli stessi di oggi, non stiamo parlando del 1912, oltretutto se andate nelle capitali dei paesi europei pochissimi negozi sono aperti, ma mi sembra che tutti vivano e non siano ridotti allo stremo.
Vogliamo avere la comodità? Allora pretendo che tutti i servizi siano aperti ogni giorno, perchè non posso andare dal dentista, dal mio medico, in banca, dal mio commercialista, all’inps anche la domenica? Penso che una farmacia aperta sia molto più importante di un negozio di intimo, invece in una città come Verona, solo 3 farmacie fanno servizio di turno.
Lo spauracchio del commercio online è solo una sciocchezza, per il fresco solo una minoranza lo acquista su internet, la stragrande maggioranza preferisce vedere e toccare quello che mangia, per gli altri prodotti si compra o per il prezzo (che non sempre è più conveniente delle offerte dei supermercati) o per la scelta, i negozi tradizionali non sempre possono avere tutti i modelli di tutti i produttori, e la consegna non avviene mai in giornata salvo le grandi città. forse, quindi la domenica chiusa non toglie nessun cliente.
Ci sono persone che in passato hanno sempre lavorato la domenica, ma erano o servizi essenziali (polizia, ospedali, vigili del fuoco, carabinieri, ecc) o ambiti come la ristorazione in quanto si va a mangiare prevalentemente quando non si lavora.
Credo che gli italiani siano un popolo di persone pigre e disorganizzate, ma questo non giustifica un sacrificio per chi lavora nei giorni festivi e visto che tanti politici sparlano a vanvera di aiutare la famiglia , di fare più figli, ecco il momento di modificare una legge troppo estremista.
Una buona proposta sarebbe di tenere aperto non più di due domeniche al mese, e chiusura totale nei principali giorni festivi come capodanno, 25 aprile, primo maggio, 2 giugno, ferragosto, primo novembre, natale e santo stefano, pasqua e pasquetta, in quelle due domeniche si incasserebbe come in 4 aperte, unica eccezione i centri che vivono con i turisti, cosa che non accade con i negozi di periferia.
Cordiali saluti
Simone Lucchi
Cari lettori, come sempre le vostre voci sono importanti per arricchire il dibattito. E quella di Simone è una voce, lo sappiamo, molto condivisa. Dall’analisi che ne emerge è chiara l’antieconomicità delle aperture domenicali nel centro commerciale in cui lavora il nostro lettore. Non sappiamo se sia così ovunque. Se così fosse, però, perché i commercianti non chiedono al consorzio di modificare le aperture? Sarebbe comprensibile. Farlo per legge, costringendo tutti a seguire una norma del genere, invece, ci sembra una forzatura.