Nasce il superlaboratorio Enea per la ricerca su qualità e sicurezza dei cibi

A 73 anni dalla nascita della Fao, avvenuta nel 1945, Enea celebra la Giornata mondiale dell’alimentazione con il lancio della prima infrastruttura di ricerca a guida italiana che già nel giro del prossimo anno sarà in grado di fornire importanti indicazioni al mondo della ricerca, della produzione, delle agenzie di controllo e dei consumatori per ciò che riguarda la sicurezza alimentare, la qualità, la tracciabilità – nell’ottica della lotta alla contraffazione – così come la valorizzazione dei prodotti.
Cosa garantisce che i prodotti alimentari distribuiti e consumati sono sicuri, controllati e tracciabili lungo tutta la filiera?
È ciò a cui risponderà l’infrastruttura di ricerca Metrofood-Ri, selezionata tra le eccellenze del settore cosiddetto “Health&Food” dal Forum strategico europeo Esfri (European Strategy Forum on Research Infrastructures), il cui obiettivo è proprio di incentivare, nel corso dei decenni a venire, la formazione di infrastrutture di sviluppo per l’Europa.
Metrofood di fatto “fornirà servizi a utenti diversi tra loro, che abbiamo raggruppato in tre categorie a seconda delle necessità”, come spiega Claudia Zoani, ricercatrice del dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali dell’Enea e coordinatore di Metrofood. E se per ciò che riguarda il mondo della ricerca, delle agenzie di controllo e delle aziende di produzione (ma anche di packaging) si tratterà di utilizzare dati “armonizzati” dai ricercatori dell’infrastruttura affinché possano essere sfruttati per lo sviluppo e la sicurezza del settore, il ruolo di Metrofood nei confronti del consumatore sarà quello di suggerire e dimostrare come scegliere un prodotto di qualità e allo stesso tempo rendere le persone consapevoli dei comportamenti da attuare per conservare e cucinare in modo sicuro dei prodotti. Fondamentale in questo senso il lavoro che verrà svolto dalle cosiddette “cucine laboratorio”, dei luoghi pensati come delle vere e proprie cucine dove però si analizzano i dati come in un laboratorio. Il progetto specifico riguarda sette Paesi, nei cui laboratori (anche “fattorie laboratorio”) si sperimenteranno davvero gli “effetti dei contaminanti anche durante la preparazione dei cibi”, spiega Zoani. Ciò significa che anche il consumatore – cosi come le associazioni di categoria o gli osservatori che vigilano sulle mense collettive – potrà sapere che un alimento sicuro può diventare contaminato se conservato o cucinato in modo scorretto.
Metrofoood-Ri, che acquisirà un vero e proprio profilo legale nei prossimi tre anni, a oggi riunisce già 48 tra le maggiori istituzioni di 18 Paesi per un totale di 2.200 ricercatori.
Dal punto di vista pratico, consta di una parte “fisica” – un’area che comprende, appunto, 130 laboratori di analisi e di misurazione – e di una “elettronica”.
Quest’ultima consiste nella creazione di una piattaforma in cui condividere, usare e riutilizzare i dati sugli alimenti, seguendo l’approccio della Commissione europea che è quello “Fair”, ovvero findable, accessible, interoperable, re-usable, in modo che i dati della ricerca siano in linea con le necessità e i bisogni della società.
“La piena operatività dell’infrastruttura avverrà nel 2023, ma i servizi verranno attivati, passo dopo passo, già a partire dal prossimo anno.”, chiarisce Zoani, mente ci tiene a ribadire che Metrofood rappresenta un grande esempio di integrazione: “Non c’è solo Enea; l’Italia è molto impegnata. Sono coinvolti dodici istituti italiani, sei ministeri, tanti importanti stakeholder”. Il progetto non è finanziato dalla Ue, ma dai Paesi principalmente coinvolti (Italia, Romania, repubblica Ceca e Portogallo) e grazie a fondi reperiti attraverso bandi. Inoltre, si autososterrà perché parte dei servizi sarà a pagamento – di certo non quelli rivolta ai consumatori – perché di fatto sarà come commissionare ricerca da parte di chi opera nel settore.