E’ atteso per oggi il voto del Parlamento europeo sulla riforma del copyright. L’obiettivo è quello di tutelare la proprietà intellettuale: il diritto d’autore e i diritti connessi sono diritti di proprietà intellettuale esclusivi, che proteggono, con qualche eccezione, il lavoro dell’autore o del creatore (un libro, un film, un software, eccetera) e gli interessi di coloro, come gli editori o le televisioni, che contribuiscono a rendere le opere disponibili al pubblico. Due i punti più controversi della riforma che dopo il voto del Parlamento dovrà passare al vaglio di Commissione e Consiglio europeo.
Dicevamo, due gli articoli su cui si è incentrato il dibattito di questi giorni. Innanzitutto l’articolo 11 che introdurrebbe un nuovo diritto per gli editori che mira a tutelare il lavoro giornalistico, l’unico che finora non è proteggo dalla legge sul copyright. Ad oggi, infatti, il copyright protegge i lavori letterari, scientifici o artistici; concede anche ai produttori di film e alle emittenti dei diritti di vicinato, o diritti ancillari, che remunerano il loro contributo economico e creativo per assemblare, editare e investire in contenuti. Il nuovo articolo consentirebbe agli editori di tutelare con il copyright anche le pubblicazioni giornalistiche. Sulla base di questo nuovo diritto, gli editori sarebbero in grado di concludere accordi di licenza con gli aggregatori di notizie, per esempio. Se la riforma sarà approvata così com’è, l’attività di pubblicazione o condivisione potrebbe dare origine all’obbligo di un pagamento di una somma all’editore da cui proviene l’articolo.
L’ articolo 13, invece, impone alle piattaforme online di dotarsi di appositi algoritmi, dei filtri in grado di intercettare e bloccare eventuali contenuti coperti da copyright pubblicati dagli utenti. Alcuni degli emendamenti in votazione oggi restringono l’ ambito di applicazione dell’ articolo 13 a determinati contenuti o in base alle dimensioni del portale.
Staremo a vedere chi la spunterà : la questione è, infatti, complessa perché in gioco ci sono – manco a dirlo – interessi forti. Nel nostro paese, la Fieg, la Federazione degli editori, ha addirittura acquistato una pagina dei maggiori quotidiani per invitare gli europarlamentari a votare a favore della riforma, le grandi piattaforme del web come Facebook e Google stanno cercando di fermare in ogni modo una riforma anche li danneggerebbe. Schierata contro la riforma anche la composita alleanza dei gruppi parlamentari populisti (Lega e M5S compresi).