Nel 2016 le vendite di glifosato in Germania hanno fatto registrare il livello più basso negli ultimi 13 anni: sono state consumate “solo” 3.800 tonnellate dell’erbicida e l’utilizzatore più assiduo resta l’operatore ferroviario tedesco Deutsche Bahn che nel 2016 ha spruzzato 67,6 tonnellate di glifosato. I numeri sono stati diffusi dal giornale tedesco Spiegel Online che ha ricordato l’accordo di coalizione firmato tra i conservatori della CDU-CSU e i socialdemocratici dell’SPD con il quale le parti hanno concordato di porre fine all’uso del glifosato “il prima possibile” nel tentativo di proteggere la biodiversità .
Un atteggiamento poco coerente con la posizione della Germania in Europa. A novembre dello scorso anno quello tedesco è stato un voto decisivo al via libera alla ri-autorizzazione per 5 anni in Europa del glifosato.
Si conferma il periodo “nero” di Monsanto che di recente è stata acquisita da Bayer. Prima il verdetto del tribunale di San Francisco che ha causato – in una sola settimana – una perdita dl valore di mercato della società pari a 16 miliardi di dollari. E il futuro non è certo più roseo come ha commentato Elizabeth Burch dell’Università della Giorgia intervistata da Bloomberg Businessweek: “Le probabilità sono che Bayer subirà più perdite”.
Intanto al Parlamento europeo si è tenuta un’audizione di Robert F. Kennedy e Michael L. Baum, i due legali artefici a San Francisco della  recente condanna di Monsanto accusata di sapere ma di avere taciuto i rischi del RoundUp.
“Penso che la Monsanto ora abbia un mal di testa che è destinato a continuare” ha commentato l’avvocato Kennedy che ha continuato spiegando la strategia adottata da Monsanto sia durante il dibattimento che, in generale, nei confronti dei suoi oppositori. L’avvocato ha citato il caso di Gilles-Eric Seralini, un biologo molecolare francese, sul quale la multinazionale ha fatto pressioni dopo la pubblicazione nel 2012 del suo studio incentrato sulla tossicità a lungo termine di un diserbante Roundup e un mais geneticamente modificato tollerante alla reticolazione. Con le immagini che mostrano ratti con tumori a volte delle dimensioni di una palla da tennis, lo studio divenne virale in tutto il mondo. Che ha fatto allora Monsanto?Â
“Ha giocato un attacco orchestrato – Whack-A-Mole  – a Seralini per convincerlo a ritrattare il suo studio”, ha spiegato Michael L. Baum. E nel 2013 lo studio è stato effettivamente ritirato dalla pubblicazione scientifica Food and Chemical Toxicology dove era stato inizialmente pubblicato: “Una mossa considerata senza precedenti nel mondo scientifico” ha detto l’avvocato. Nel 2014, lo studio di Seralini è stato ripubblicato in un’altra pubblicazione, Environmental Sciences Europe, e due anni dopo, l’accademico francese ha vinto una causa per diffamazione contro Monsanto.
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