Si fa pesante l’aria per Monsanto. Hanno fatto molto rumore negli Usa le rivelazioni di Cortehousenews emerse nella causa californiana che vede opposta la multinazionale, ora di proprietà della Bayer, a un malato di linfoma non Hodgkin. DeWayne Johnson, giardiniera di 46 anni, sostiene di aver sviluppato sintomi dopo essere stato inondato per due volte di Roundup mentre irrorava di diserbante i cortili delle scuole per il suo lavoro nel distretto scolastico di Benicia, un sobborgo di San Francisco.
Gli avvocati nell’ultima udienza del processo hanno suggerito alla giuria californiana che il big dei pesticidi abbia inviato dati fraudolenti sul cancro all’Epa, l’Autorità Usa di regolazione, per poter vendere il suo erbicida.
Lo studio a cui ha fatto riferimento l’in aula l’avvocato dell’accusa è stato fatto a metà degli anni ’70 dai Laboratori di Bio-Test Industriale (IBT). La Monsanto aveva incaricato proprio quel laboratorio di condurre studi di tossicologia sul glifosato del Roundup, richiesti per l’approvazione degli erbicidi da parte dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti. Roundup è stato inizialmente approvato per la vendita nel 1974 basandosi in parte sugli studi condotti da IBT.
Una successiva revisione da parte dell’EPA ha rilevato che IBT falsificava regolarmente i dati, e tre dei suoi dirigenti sono stati condannati per frode, secondo la denuncia.
Gli avvocati hanno rivelato che l’Epa avrebbe osservato, in quell’occasione, che è “difficile credere all’integrità scientifica degli studi quando hanno affermato di aver prelevato campioni di utero da conigli maschi“.
Ma le sorprese non si sono fermate qui. Gli avvocati della Johnson hanno incalzato la giuria anche su altri aspetti dell’approvazione dell’Epa, concessa negli anni 70: “Abbiamo appena stabilito che Roundup è stato approvato negli anni ’70, ma alcuni studi su topi e ratti sono stati fatti tra il 1981 e il 1983″, hanno detto, ricostruendo la documentazione di licenza di Roundup del 1974. “È giusto dire che tra la registrazione originale e i primi anni ’80 ​​non esistevano studi su topi o ratti validi sulla cancerogenicità del glifosato?”