“Parmigiano e olio come il fumo: l’Oms vuole sulle confezioni avvisi di pericolo come sulle sigarette”. E poi: “Scatta la tassa sull’extravergine”. E per finire: “L’Onu contro il made in Italy: mettete l’etichetta ‘Nuoce alla salute'”. Da ieri mattina è scattato l’allarme: a dar fuoco alle polveri un articolo de Il Sole 24 Ore, che ha gettato nel panico l’industria alimentare (“Attacco strumentale e inaccettabile”), il governo (il ministro Centinaio: “Siamo alla pazzia pura”), gli agricoltori di Coldiretti (“La tassa Oms colpisce il 33% del made in Italy”), i consumatori (“Una vergogna si bevano la loro Coca-cola!”).
Il report, due bufale e un rischio reale
Il pericolo è alto: ma sarà davvero così? No, in questa storia ci sono almeno due bufale che vanno smentite e un rischio concreto che non va invece sottovalutato. Per capirlo partiamo dal report Time to deliver pubblicato il primo giugno scorso dall’Organizzazione mondiale della sanità e che sarà discusso il 27 settembre prossimo a New York senza però arrivare a nessuna risoluzione. Cosa contiene il report? Sei linee guida per contrastare le malattie non trasmissibili come le cardiovascolari, il diabete e il cancro. Per raggiungere questi obiettivi occorre, tra le altre azioni, ridurre i livelli elevati di grassi saturi, di sale e di zucchero nei cibi.
La prima domanda da porsi è: l’Oms vuole che si inseriscano avvisi di pericolo sulle confezioni come quelle che appaiono sui pacchetti di sigaretta? Nel testo non è mai avanzata questa proposta.
Il secondo quesito: l’Oms propone una tassa per i cibi grassi e salati? Domanda fondata visto che in passato l’Organizzazione dell’Onu si è pronunciata a favore della sugar tax. Vediamo cosa dice il testo in merito. Si propone, letteralmente “Implement fiscal measures, including raising taxes on tobacco and alcohol, and consider evidence-based fiscal measures for other unhealthy products” ovvero di “implementare misure fiscali, compreso l’aumento delle tasse su tabacco e alcol, e considerare misure fiscali per altri prodotti non salutari” non specificando però quali. Possiamo dire quindi che l’Oms non propone di tassare l’olio o il parmigiano.
La raccomandazione per il baby food
Il report per quanto riguarda il cibo per i bambini avanza una raccomandazione: “Governments should give priority to restricting the marketing of unhealthy products (those containing excessive amounts of sugars, sodium, saturated fats and trans fats) to children” che più o meno suona come: “I governi dovrebbero avviare un giro di vite sui prodotti eccessivamente salati, zuccherati e con grassi saturi e trans, rivolti ai bambini“.
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L’affondo: “Sì all’etichetta a semaforo”
Quello che invece viene proposto dagli esperti dell’Oms per scoraggiare il consumo di cibi che contengono elevati livelli (che poi quali sono?) di sale è l’introduzione di sistemi di etichettatura “front-of-pack” ovvero i sistemi a semaforo introdotti in Inghilterra e Francia che – questi sì – penalizzano (al di là di quanto se ne assume) l’olio extravergine di oliva con il colore rosso perché naturalmente grasso mentre premia con il verde la Coca-Cola light perchè ha ridotto le calorie sostituendo lo zucchero con gli edulcoranti che presentano ben altri problemi e sopratutto non mettono al riparo dal rischio diabetico.