L’Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare, dopo aver analizzato 4 studi sugli effetti delle nanoparticelle di biossido di titanio mediante esposizione orale, l’additivo sospettato di essere cancerogeno, ha chiuso le porte alla rivalutazione del rischio come richiesto dalla Ue nel 2016.
Così si legge nel parere fornito alla Commissione europea: “Complessivamente, il gruppo di esperti scientifici – consultati dall’Authority, ndr – ha concluso che l’esito dei quattro studi non ha meritato di riaprire il parere esistente dell’Efsa relativo alla sicurezza del TiO2 (E 171) come additivo alimentare”. Una decisione che ha suscitato immediatamente la reazione negativa dei consumatori europei.
La Francia verso una stretta
Come quella di Camille Perrin, responsabile della politica alimentare del Beuc che ha messo in discussione le conclusioni a cui è giunta l’Autorità di Parma: “Anche se questo parere non ha contribuito a rivedere la valutazione, ciò nonostante ha evidenziato alcune lacune nei dati che ostacolano la rivalutazione della sicurezza di E 171. Se permangono incertezze, non dovrebbe essere usato“.
Il governo francese intanto è intenzionato a prendere delle contromisure per limitare, se non bandire, l’additivo e , sulla spinta dei test condotti dal mensile Que Choisir, i produttori di dolci francesi si sono già impegnati a rimuovere E 171 dai loro prodotti entro il 2020.
Cosa hanno evidenziato gli studi
Gli studi condotti, gli stessi presi in considerazione da Efsa, hanno comunque messo in evidenza dei rischi effettivi delle nanoparticelle di E 171: questo additivo per uso alimentare “altera l’omeostasi immunitaria intestinale e sistemica, avvia lesioni preneoplastiche e promuove lo sviluppo di cripta aberrante nel colon del ratto” di Bettini e altri; il “TiO2 induce formazione di Ros e genotossicità: attraverso frazioni micro e nano-dimensionali” in Mutagenesis Journal di Prouquin e altri; “L’ingestione di nanoparticelle di TiO2 altera l’assorbimento dei nutrienti in un modello in vitro dell’intestino tenue” di Guo e altri in NanoImpact. Tuttavia il gruppo di esperti Efsa non ha ritenuti tali dati utili per rivalutare il rischio di queste nanoparticelle. Una decisione che lascia l’amaro in bocca.