La Ue accusa la Spagna: “Tonno scongelato venduto come fresco”

Tonno scongelato venduto come fresco. L’accusa mossa dalla Ue alla filiera ittica spagnola è pesante e sarebbe la causa delle ripetute segnalazioni inviate da Italia, Francia, Croazia e Danimarca al Rasff sull’intossicazioni da istamina di cittadini che avevano mangiato tonno “fresco” e non solo di provenienza spagnola.

I tranci scongelati? Diventavano freschi

La Commissione europea ha da tempo avviato un’indagine convocando anche i rappresentanti del settore spagnolo per capire l’origine della contaminazione del tonno. Negli ultimi tre anni sono stati inviate ben 51 allerte al Rasff e risulta che i lotti “inquinati” da istamina sono stati lavorati in ben 14 impianti spagnoli diversi. Dai controlli è emerso che il tonno congelato (congelato tra -9 ° C e -18 ° C) veniva utilizzato per produrre filetti di tonno scongelati e commercializzato come “fresco”, un modus operandi contrario alla regolamentazione, in quanto tale prodotto deve essere avviato solo all’inscatolamento.
Gli esperti della direzione generale Salute e sicurezza alimentare della Commissione hanno visitato due magazzini utilizzati per la refrigerazione, un sito di produzione di prodotti surgelati della pesca e tre che hanno preparato filetti di tonno scongelati con additivi dal 16 al 23 ottobre 2017.

Additivi illegali per “mascherare” l’età del tonno

L’uso di additivi è spesso utilizzato per mascherare lo stato di avanzamento delle carni. In effetti, l’audit europeo, ha accertato che “il cambiamento di colore nel prodotto finale era chiaramente visibile e questo può indurre il consumatore a percepire questo prodotto come  fresco“, una pratica contraria alla normativa europea. Non solo: durante le ispezioni è emerso anche l’uso fraudolento di additivi alimentari non ammessi. I controlli della Commissione hanno rilevato carenze nel 17% dei controlli eseguiti, divisi tra igiene operativa (6,4%), condizioni igieniche generali delle strutture (4%) e tracciabilità (2,8%). Le autorità spagnole sono intervenute sospendendo i siti produttivi “pescati” in fallo.