Cassazione respinge richiesta risarcimento di tabagista malato: “Fumare è scelta libera”

PHILIP MORRIS OMS

Il tabagismo rappresenta la seconda causa principale di malattie cardiovascolari e contribuisce, per esposizione diretta e indiretta, al 12% delle morti per malattie cardiache. I dati vengono diffusi dall’Oms in occasione del World no tobacco day, e arrivano a pochi giorni da una sentenza della Cassazione che però mette dei paletti sulle responsabilità delle malattie provocate dal cancro. Al contrario di quanto successo con la storica vittoria negli Usa di una vedova di un fumatore contro Philip Morris, la corte di terzo grado in Italia rigetta la richiesta di risarcimento di un uomo che si è ammalato a causa del vizio.

La sentenza

Come riporta Altalex, a chiarirlo è la Corte di Cassazione, Sezione Terza Civile, con la sentenza n. 11272 del 10 maggio 2018, secondo cui è notorio che il fumo faccia male alla salute, ma fumare è una scelta libera. Nello specifico, un uomo aveva denunciato Philips Morris, produttore e distributore della marca di sigarette fumate,l’Eti spa (Oggi Bat) succeduta al monopolio di Stato e il Ministero della Salute: la motivazione del ricorrente era a causa delle sostanze che creavano dipendenza contenute nelle sigarette, non aveva potuto smettere di fumare due pacchi al giorno, e si era gravemente ammalato a causa di un carcinoma al polmone sinistro. La Corte suprema ha rigettato il ricorso anche in forza del fatto che “la dannosità del fumo costituisce da lunghissimo tempo dato di comune esperienza perchè anche in Italia era conosciuta, dagli anni 70, la circostanza che l’inalazione da fumo fosse dannosa alla salute e provocasse il cancro, poteva ritenersi un dato di comune esperienza”. il ricorrente dovrà risarcire 10.200 euro di spese processuali.

Dati preccupanti

Forse piuttosto che rivolgersi al giudice, il consiglio da dare ai tabigisti è di smettere di fumare, visto che, sempre secondo i dati diffusi dall’OMS, ogni anno quasi 6 milioni di persone perdono la vita per danni collegati al tabagismo e, fra queste, oltre 600.000 sono soggetti non fumatori esposti al fumo passivo.