Solo pochi mesi fa l’ultimo scandalo sugli allevamenti industriali e intensivi di pollo aveva destato l’ennesimo scandalo. Non solo in Gran Bretagna dove il Guardian, grazie a un’inchiesta di alcuni giornalisti sotto copertura era riuscita a smascherare pratiche scorrette all’interno della 2 Sisters Food Group, leader inglese nella fornitura di carni avicole (6 milioni di capi lavorati ogni settimana) e fornitore di supermercati come Lidl e Tesco.
L’inchiesta l’aveva ripresa ampiamente anche il Salvagente: i video girati mostrano gli addetti alla produzione mescolare polli macellati in date differenti e “le date di scadenza stampate sui contenitori del pollo misto tendenzialmente riflettevano quelle della carne più fresca, anziché di quella più vecchia”.
Uno dei tanti scandali che riguardano la produzione industriale di carne.
Peccato che proprio gli allevamenti intensivi ricevano fondi dall’Unione Europea, a scapito di aziende che producono in modo sano ed ecologico.
È Greenpeace a sollevare sotto il titolo efficace Il vero prezzo della carne la contraddizione dei soldi pubblici concessi agli allevamenti intensivi dove vengono usate grandi quantità di antibiotici e gli animali sono nutriti con mangimi coltivati usando pesticidi e fertilizzanti chimici.
Nei prossimi mesi, spiega l’associazione, inizieranno i lavori per la nuova “Politica Agricola Comune” (PAC) ovvero l’insieme di regole per l’assegnazione di fondi e incentivi agli agricoltori e allevatori europei.
E ancora una volta a essere avvantaggiati da questa mole di denaro saranno proprio i maxiallevamenti.
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“È questa la carne offerta a buon mercato negli scaffali dei supermercati, che finisce nei nostri piatti e che sta facendo ammalare noi e anche il Pianeta”, spiega Greenpeace che ha lanciato una petizione per chiedere lo STOP ai fondi pubblici per gli allevamenti intensivi.