“Prosegue la nostra guerra totale alle compagnie telefoniche, questa volta per fermare l’abuso dei costi nascosti in bolletta: del resto dopo la vicenda dei 28 giorni, gli operatori stanno facendo di tutto per recuperare entrate a costo di inserire importi vari nelle fatture in modo poco trasparente.” E’ quanto dichiara Massimiliano Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori annunciando la denuncia all’Autorità Antitrust dei principali operatori telefonici (Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb) con l’accusa di addebiti oscuri per la fruizione di vari servizi.
Le inchieste del Salvagente
Al tema il Salvagente ha dedicato due lunghe inchieste nei numeri di dicembre e gennaio. I nostri lettori ci hanno segnalato tanti trucchi scoperti, purtroppo, a loro spese, dato che la maggior parte dei quali basati sulla scarsa informazione dei clienti. Il Salvagente li ha verificati, scoprendo che grazie a ben otto tipi di costi nascosti, a conti fatti, il consumatore arriva a pagare anche il 10-15% in più di quello che preventiva quando aderisce a un’offerta. La politica aggressiva da parte dei principali gestori di telefonia mobile ha preso piede soprattutto negli ultimi anni, da quando la concorrenza a ribasso sulle tariffe imposta da H3g e Wind ha spinto anche Tim e Vodafone a inseguire i concorrenti sullo stesso terreno. Le compagnie hanno così trovato vari espedienti per far rientrare dalla finestra il margine di guadagno perso con la battaglia delle tariffe. Fossero anche un euro in più al mese di media, considerando che i tre maggiori gruppi hanno ciascuno circa 30 milioni di sim attive, parliamo di una montagna di soldi.
Quello che non ci dicono
Il primo escamotage è l’introduzione dei “piani tariffari base” con canone. Le offerte, infatti, hanno dei limiti e delle restrizioni: giga e minuti di chiamate incluse che una volta terminati si pagano secondo il piano tariffario base. Fino allo scorso anno i piani tariffari base erano tutti gratis, adesso – inspiegabilmente – viene chiesto un canone settimanale o mensile per molti di questi. A indorare la pillola, offerte aggiuntive che poco hanno a che fare con le telefonate: sconti al cinema, abbonamenti a riviste. Tutti “regali” che i clienti si trovano attivati senza alcun avvertimento e che per tanto rimangono spesso inutilizzati. Tra i servizi aggiuntivi non richiesti c’è anche la segreteria telefonica come vi avevamo raccontato nel numero di dicembre (e come riassumiamo nella scheda delle pagine successive). Discorso analogo per i servizi “Ti ho chiamato” e “Richiamami”, che tutti gli operatori fanno pagare. Si va dai 12 centesimi al giorno per Vodafone (solo quando utilizzato) agli 1,50 euro al mese di Tre, passando per i 19 cent a settimana di Wind e per 1,90 bimestrali per Tim. Anche qui, l’attivazione avviene spesso in automatico e solo chi si accorge dei costi la disattiva. E non è finita: Vodafone addirittura prevede un costo per il controllo del credito residuo tramite telefonata al 414 (40 cent ogni volta). È vero, l’operazione è gratuita sulla app ma per le persone anziane, poco pratiche di app e web, questo balzello può rivelarsi tutt’altro che irrilevante.
L’azione di Unc
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Massimiliano Dona aggiunge: “Se al danno si aggiunge la beffa di pagare senza saperlo si capisce bene perché l’indignazione diventa rabbia nei confronti di quegli stessi operatori che vantano negli spot la loro serietà nei confronti del cliente”. “Purtroppo siamo di fonte ad un imbarbarimento etico del mercato della telefonia: per questo motivo -conclude Dona- abbiamo denunciato all’Authority Tim, Vodafone, Wind Tre e Fastweb e abbiamo raccolto sul nostro sito www.consumatori.it tutti i costi nascosti in bolletta. E’ ora che i consumatori siano al corrente di quanto pagano e per cosa pagano, in maniera tale da poter fare scelte consapevoli.”
La precisazione di Fastweb
In riferimento all’istanza presentata dall’Unione Nazionale Consumatori, Fastweb precisa che “l’azienda da oltre un anno ha intrapreso una politica commerciale di totale trasparenza nei confronti dei propri clienti: in particolare Fastweb non addebita ai propri clienti, né per il fisso né per il mobile, alcuna delle tipologie di “costo nascosto” citate nell’ambito dell’inchiesta condotta dall’Unione Nazionale dei Consumatori. L’unico costo addizionale attribuibile a Fastweb tra quelli citati nell’ambito dell’inchiesta è relativo agli 1,81 euro nella categoria “altri costi” e si riferisce al servizio di consegna degli elenchi telefonici. Tale servizio è facoltativo e nel caso in cui il cliente ne fruisca viene addebitato una volta all’anno. Inoltre tale voce è perfettamente esplicitata in fattura e dunque identificabile. Fastweb ha deciso peraltro che dall’ 11 giugno 2018 il servizio sarà fornito solo chi ne faccia esplicita richiesta”. Fastweb ha presentato all’Antitrust una propria segnalazione sul tema dei “costi nascosti” applicati dagli altri operatori, ritenendo necessario un intervento del regolatore per imporre una rappresentazione dei prezzi più chiara e trasparente, a tutela degli utenti e delle dinamiche concorrenziali nel mercato.