Oramai siamo abituati a conviverci. La zanzara tigre è ospite fisso delle nostre giornate. Sono passati i tempi in cui questo fastidioso insetto che punge anche durante il giorno era considerato “esotico”. Nelle nostre città la Aedes albopictus, questo il suo nome scientifico, si è perfettamente integrata e in questi giorni ritorna a farsi sentire.
Al di là delle Alpi, però, hanno preso molto meno sportivamente il suo insediamento. In Francia, infatti, dove ha “eletto residenza” in 42 dipartimenti metropolitani, la direzione generale della Sanità ha chiesto ad autorità locali e cittadini una maggiore vigilanza contro questo insetto vettore di diverse malattie.
Il rischio? Per i dirigenti francesi è che possa trasmettere chikungunya, dengue e Zika. Soprattutto la prima malattia, che porta a dolori articolari, muscolari, mal di testa, eruzione cutanea, spaventa i francesi dopo che 17 casi autoctoni di chikungunya sono stati segnalati nel dipartimento di Tolone.
E in Italia?
Da noi al 6 ottobre 2017, il ministero della Salute aveva riferito un totale di 282 notifiche (156 confermati e 126 probabili) di casi di chikungunya. Particolarmente grave è stata la scorsa estate la situazione della Regione Lazio, con i Comuni di Anzio, Roma e Latina (242 casi probabili e confermati) che si è rivelata particolarmente esposta.
Una situazione che dovrebbe spingere anche da noi a lanciare una campagna di sensibilizzazione, soprattutto in questi periodi in cui inizia il risveglio della zanzara tigre e la sua riproduzione, facilitata dall’umidità e dal ristagno anche di piccole pozze di acqua. E sempre in questo periodo gli enti locali dovrebbero avviare campagne di disinfestazione, soprattutto sulle aree più a rischio.
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