Il grano saraceno può migliorare lo stato nutrizionale dei pazienti che hanno subito una resezione pancreatica. E’ la conclusione cui giunge uno studio condotto dal Crea, con il suo Centro Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione e dall’Università di Roma Sapienza, con il Dipartimento di medicina interna che ha misurato i benefici del grano saraceno su 18 pazienti, operati da 3 anni di resezione pancreatica, non soggetti a chemioterapia e con un indice di massa corporea inferiore a 19. “La maltazione – afferma Giovanni Bonafaccia, coordinatore Crea della ricerca, che già da diversi anni studia le caratteristiche del grano saraceno – aumenta di almeno 4 volte il già elevato potere antiossidante ed antiinfammatorio di questo pseudo-cereale, prodotto dimenticato delle nostre valli, che presenta anche interessanti potenzialità agronomiche: è resistente e in grado di adattarsi a suoli e climi diversi, è facilmente coltivabile e a basso impatto ambientale”.
A 9 di questi per un mese è stato somministrato uno snack al giorno di 70 grammi di grano saraceno maltato, realizzato da Bonafaccia. Ai restanti 9, invece, è stato dato uno snack equivalente, ma a base riso.
I risultati hanno evidenziato che chi ha assunto le barrette di grano saraceno maltato – a differenza del gruppo di quelli con somministrazione di barrette di solo riso – ha migliorato il proprio stato nutrizionale, aumentando la capacità intestinale di assorbimento degli alimenti con un aumento della massa magra a discapito della massa grassa. Inoltre, i pazienti hanno riferito – dato fondamentale per una migliore qualità della vita – di una diminuzione dei dolori addominali, che purtroppo spesso si presentano dopo l’ingestione di cibo in chi ha subito questo tipo di interventi ed una diminuzione consistente delle steatorree (feci con grassi non digeriti), tipiche di pazienti sottoposti ad asportazione totale del pancreas.