Secondo l’Ufficio studi Cia-agricoltori italiani, trascorso un altro mese dall’applicazione provvisoria del Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada, trovano conferma le analisi condotte durante il primo trimestre dell’anno. Scendono, infatti, del 46% (-33% nella scorsa rilevazione) le importazioni di grano canadese e aumentano del 12% (9% nel primo trimestre) le esportazioni agroalimentari italiane verso il paese nord-americano. L’export è trainato in primo luogo dal vino (+11%), primo comparto tra le vendite estere agroalimentari italiane.
La scelta di Barilla e gli altri
A pesare sul calo sicuramente la scelta di Barilla il più grande produttore di pasta al mondo che ha tagliato le importazioni di grano canadese del 35%. L’azienda ha fatto sapere, come ha riportato in esclusiva il Salvagente, che non è attualmente disposta ad accettare spedizioni con tracce di glifosato superiori a 10 parti per miliardo. Una vittoria dei consumatori che nasce proprio dall’obbligo introdotto in Italia di indicare l’origine della materia prima – grano o semola – sui pacchi di pasta. Altri produttori di peso, a quanto risulta al Salvagente, hanno seguito se non addirittura anticipato la decisione di non importare più grano canadese.