L’ultimo bus andato a fuoco, il settimo da inizio anno, è stato completamente distrutto all’alba di venerdì 13 aprile lungo via di Portonaccio non lontano dalla rimessa Atac, la più grande azienda municipalizzata d’Italia. Aveva solo cinque anni, pochissimi per la media della flotta del trasporto pubblico locale romano, eppure le fiamme sono divampate improvvise senza che l’autista potesse fare nulla. Così la sua carcassa nera rimasta in strada per ore sulle foto circolate sui social è diventata l’ultimo emblema di una azienda allo stremo che attende l’udienza del 30 maggio per conoscere il proprio futuro dal tribunale a cui ha fatto istanza per poter accedere al concordato preventivo. Senza dimenticare che il 3 giugno si vota il referendum consultivo col quale i romani saranno chiamati ad esprimersi sulla messa a gara del trasporto pubblico locale.
Mobilità “buco nero” della Capitale
Proprio il concordato, secondo la dirigenza e l’amministrazione della Capitale che dell’azienda è azionista, sarebbe l’unico modo, di salvare Atac dal tracollo che rischierebbe di lasciare a piedi milioni di romani che ogni giorno usano autobus, tram, metropolitane e ferrovie regionali. Un esercito di utenti quotidianamente costretti a fare i conti con ritardi, disservizi, attese infinite e mezzi troppo spesso strapieni, sporchi e fatiscenti. Perché non è un caso se la “Relazione annuale sullo stato dei servizi pubblici locali e sull’attività svolta nel 2017” presentata nel dicembre scorso dal presidente dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Carlo Sgandurra ha indicato nella mobilità, assieme all’igiene urbana, il vero buco nero della Capitale. Il disastro è scritto nei numeri che in dieci anni, fra il 2006 e il 2016 hanno “ridurre il servizio di superficie di quasi 28 milioni di vetture-km (dal 2006 al 2016), ovvero – si legge – più dell’intero servizio erogato nella città di Genova. Il drastico calo degli investimenti effettuati in Atac (-66% del 2009) ha provocato poi l’aumento dell’età media dei veicoli di superficie e, congiuntamente alla riduzione delle risorse destinate alla manutenzione (-20% dal 2009) ha causato anche l’aumento dei guasti che hanno interessato nel 2016 il 36% dei mezzi (tale percentuale era l’8% nel 2007). Sono state perse in questo modo circa un milione di corse. Il servizio di metropolitana ha sofferto maggiormente delle disfunzioni organizzative (nel 2016 quasi il 30% delle corse sono state perse per mancanza di personale) ma, ultimamente, anche del deficit di approvvigionamento di materiale di ricambio (che ha provocato la perdita del 37% delle corse). Inoltre – proseguiva la Commissione – a differenza della superficie, l’infrastruttura metropolitana è sottodimensionata rispetto alla popolazione (2 km di rete ogni 100mila abitanti contro i 4 km di Berlino e i 9 di Madrid)”.
Corse soppresse e impegni non rispettati
Le cose, per quanto impossibile possa sembrare, sono addirittura peggiorate nel 2017 quando Atac ha fatto registrare 5,3 milioni di chilometri in meno rispetto al 2016, addirittura 24,3 milioni in meno rispetto a quanto programmato nel contratto di servizio. A pesare sul bilancio negativo sono stati soprattutto i disservizi dei mezzi di superficie, 3,1 milioni di chilometri in meno rispetto all’anno precedente e addirittura 14,7 milioni in meno rispetto quanto a programmato, mentre fra le linee di metropolitana la peggiore è risultata la modernissima (e decisamente più breve) Linea C che nel 2017 ha percorso ben 2 milioni di chilometri in meno rispetto al 2016. In qualche modo drammatico il bilancio del secondo semestre 2017, quello della corsa verso il concordato, in cui l’azienda ha erogato il 23,4% di servizi di metropolitana in meno rispetto a quanto previsto dal contratto con il Comune e il 18,1% in meno di servizi autobus e tram. Molto migliori i dati relativi alle cosiddette “ferrovie concesse”, Roma-Lido, Roma-Viterbo e Roma-Giardinetti. Magra consolazione, però, considerando che nell’ultimo anno la Roma-Lido si è aggiudicata per l’ennesima volta il poco invidiabile titolo di “peggior linea d’Italia” secondo il rapporto Pendolaria di Legambiente. Di sicuro, c’è che i disservizi dei mezzi romani sono finiti addirittura sul tavolo dell’Agcm, Autorità garante del mercato e della concorrenza che nell’agosto del 2017 ha comminato una multa di 3,6 milioni di euro all’Atac per aver soppresso per anni corse prospettate ai consumatori attraverso gli orari ufficiali.
Continuità del servizio sull’orlo del collasso
E la storia, un anno dopo, non sembra cambiata affatto. Anzi, a giudicare dal diluvio di annunci via twitter con i quali ogni giorno l’azienda spiega che una specifica linea è “momentaneamente non attiva per guasto vetture”. Una situazione diventata paradossale ad inizio marzo quando è scaduta la proroga dell’appalto all’azienda Corpa che si occupava della manutenzione e del recupero dei mezzi in avaria per conto della municipalizzata dei trasporti. Il contratto non è stato rinnovato, col risultato che mentre 130 persone sono rimaste senza lavoro, l’immagine di un mezzo Atac parcheggiato a bordo strada col triangolo messo a segnalare il guasto sta diventando una triste consuetudine. Che ovviamente si riflette su un servizio già disastrato. E non va meglio, purtroppo, sotto terra dove i viaggiatori hanno imparato sulla propria pelle cosa significa attendere lunghissimi minuti una metro che spesso arriva già strapiena e fare file interminabili su banchine pericolosamente affollate quando non addirittura sulle scale visto che la vigilanza è costretta a bloccare l’affluenza per motivi di sicurezza. Qualche mese fa, in un momento di duro braccio di ferro fra l’azienda e i sindacati durante le trattative sul nuovo piano industriale, la situazione era sul punto di esplodere e la continuità del servizio sull’orlo del collasso. “Numero di treni circolanti inferiore rispetto al programmato”, avverte via social l’azienda e la situazione, ancora una volta, la spiegano meglio di qualunque altra cosa i numeri: sulla linea A, ad esempio, dovrebbero essere in servizio 33 mezzi per garantire gli standard prefissati “ma in una giornata normale – assicurano fonti interne – su rotaia vanno fra i 20 e 23 mezzi. Sulla B invece sono 16, 18 al massimo, contro i 27 previsti”.
Assenteismo record: 12,5% giornaliero nel 2017
Per l’azienda la responsabilità della situazione è del personale e a sostegno della propria accusa soltanto un paio di settimane fa ha fatto circolare dei dati impressionanti sull’assenteismo dei propri dipendenti certificando che nel 2017, ogni giorno, il 12,5% dei lavoratori della municipalizzata dei trasporti Atac è rimasto a casa. Il che significa che 1.426 impiegati su 11.411, quotidianamente, non si sono presentati. Giusto per fare una proporzione, alla Atm di Milano quel dato nel 2017 si è fermato al 7,1%. La cosa che fa più impressione, però, è che più alto si alzava l’allarme sulle sorti dell’Atac, più il tasso di assenteismo è cresciuto: se tra gennaio e marzo 2017 era fermo al 12,12% e fino a giugno sceso all’11,63%, la quota è risalita al 13,51% in estate quando il default sembrava dietro l’angolo per poi assestarsi al 12,82% nel periodo compreso tra ottobre e dicembre.
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Bus vecchi: età media è cresciuta a 11 anni
Tutta colpa dei lavoratori? Decisamente azzardato affermarlo. E anche qui la fotografia migliore delle cause dei disservizi quotidiani la rendono i numeri. Quelli ad esempio che dimostrano come in dieci anni, fra il 2006 e il 2016 il numero dei mezzi della flotta di Atac sia diminuito del 16% e che al contempo la loro età media sia cresciuta 53% passando da sette anni e mezzo di esercizio a oltre undici anni. E mezzi più vecchi sono mezzi usurati che si rompono più spesso soprattutto se il drastico calo degli investimenti, come evidenziato dall’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali, ha causato una drammatica contrazione dei soldi spesi per la manutenzione. Aggiungere poi che Roma (4 milioni di abitanti, sesta area metropolitana più popolata d’Europa, quarta città d’Europa per popolazione urbana, seconda per estensione territoriale) con i suoi 58,8 chilometri si colloca al venticinquesimo posto nella classifica delle reti metropolitane più lunghe d’Europa. Distante anni luce da Berlino (402 chilometri, 25 linee) e Londra (433 chilometri, 12 linee) ma anche da Parigi (219 chilometri, 16 linee) e Milano (94,5 chilometri, 4 linee).
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