La storia dei rimborsi per le bollette a 28 giorni sta diventando un susseguirsi di colpi di scena degno di un thriller. L’ultimo:Â Il Tar del Lazio ha concesso la sospensiva richiesta dagli operatori telefonici in merito alla decisione dell’Agcom che prevedeva, come rimborsi retroattivi per la tariffazione a 4 settimane, uno sconto da applicarsi attraverso la fornitura di ‘giorni gratis’ nella fattura.Â
La rabbia dei consumatori
“Una vergogna! – sbotta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Una sospensione priva di qualunque fondamento ed illogica considerato che l’Agcom aveva provveduto a soddisfare la già assurda e precedente richiesta dal Tar che aveva sospeso i rimborsi in denaro adducendo che era indeterminata la somma da corrispondere”. In effetti a questo punto della vicenda, l‘intrecciarsi della situazione e i ribaltamenti di condizione per i consumatori gabbati due volte (con la bolletta a 28 giorni e con gli aumenti di prezzo), cominciano a rendere il tutto quasi grottesco.
Un anno di colpi di scena
Proviamo a fare una rapida – per quanto possibile – ricostruzione. Il 24 marzo 2017 l’Agcom delibera che la tariffazione a 28 giorni applicata dai maggiori operatori di fisso a partire dal 23 giugno successivo debba interrompersi, perché illegittima. Gli operatori sembrano fregarsene e vanno avanti per la loro strada, anche per quanto riguarda le offerte mobili, tanto che lo scorso dicembre arrivano anche le sanzioni Agcom: TIM, Vodafone, Wind Tre e Fastweb vengono multate per 1,16 milioni di euro ciascuno.Â
A inizio dicembre viene anche approvato il decreto che impone per legge il ritorno alla tariffazione mensile per tutti i gestori di telecomunicazione, riguardo le offerte superiori a una settimana e non temporanee. Il governo dà dunque ragione ai consumatori che si sentivano derubati: si apre la partita dei rimborsi. L’Autorità garante per le comunicazioni chiede che i soldi corrispondenti ai giorni sottratti da ogni bolletta vengano restituiti nella prima tariffazione a 30 giorni (a partire dal 5 aprile 2018), ma il Tar del Lazio, a cui si erano rivolti gli operatori sospende il meccanismo di rimborso, giudicato troppo complesso, e rinvia la decisione al prossimo 31 ottobre.
Botta e risposta Agcom-Tar
Questo avviene il 12 febbraio: passa poco più di un mese e arriva la controffensiva di Agcom. Almeno per i contratti col fisso, Tim, Wind Tre, Fastweb e Vodafone dovranno “rimborsare” i giorni “erosi” a partire dal 23 giugno 2017, facendo slittare la prima bolletta da aprile di un numero corrispondente di giorni. Si aprono polemiche tra i consumatori, tra chi ritiene la misura una buona soluzione e chi la trova un regalo agli operatori. Non c’è tempo per chiarirsi le idee, perché il 21 marzo si inserisce nella vicenda l’Antitrust che sospende in via cautelare gli aumenti dell’8,6% in bolletta stabiliti da tutti gli operatori per non perdere l’extra guadagno dovuto alla “13esima fatturazione annuale”, perché sospetta un cartello tra gestori. Ma Tim era già partita con gli aumenti da inizio marzo e ad oggi non è chiaro se, come e quando restituirà i soldi ai propri clienti. L’ultimo colpo di scena, come scritto in apertura, è il nuovo alt del Tar del Lazio: Niente giorni gratis in cambio di soldi per i gabbati della bolletta a 28 giorni, si rischia di far pagare due volte le aziende per la stessa cosa, sotto forma di restituzioni economiche e sotto forma di giorni regalati.
Una guerra che lascia perplessi
“L’Authority delle Comunicazioni, sostituendo il rimborso in denaro sotto forma di posticipo della fatturazione, non solo determinava l’ammontare ma annullava anche l’altra motivazione del Tar, secondo la quale il rimborso in denaro appariva in grado di incidere sugli equilibri finanziario-contabili delle aziende” protesta Massimiliano Dona.
In ogni caso appare evidente che la situazione è parossistica, e sotto traccia l’impressione è quella di assistere a una guerra a colpi di provvedimenti tra autorità e Tar del Lazio. Così come mal si comprende come, da una parte l’Agcom, nonostante gli stop ripetuti continui, ad emettere provvedimenti così facilmente impugnabili dalle compagnie, e dall’altra il Tribunale amministrativo del Lazio abbia bisogno di ben 9 mesi per stabilire l’entità dei rimborsi e ci metta una manciata di giorni per decidere che è il caso di bloccare il meccanismo di compensazione deciso dall’autorità . L’unica cosa chiara, ancora una volta, è che nel frattempo che la legge faccia il suo corso, a pagare sono sempre i consumatori.