Stop alle pubblicità invadenti. L’annuncio di Chrome ha fatto il giro del mondo. Ma davvero il browser di Google ha deciso di tagliare il ramo su cui poggia il 90% di ciò che guadagna?
Lungi dall’eliminare gli annunci, riporta un’analisi svizzera condotta per la rivista dei consumatori Bon à Savoir, questo programma sta fissando nuovi standard per rendere gli annunci più accettabili.
Dal 15 febbraio, il gigante di Mountain View include automaticamente un blocco annunci nel suo browser Chrome, ma questa decisione è stata pensata più come un piano di salvataggio dalll’aumento dei software che bloccano gli annunci pubblicitari (+ 30% degli utenti nel 2016) che come una tutela per gli utenti. Un modo, dunque per salvaguardare il modello di business di Google.
Google non è l’unico a temere l’aumento degli adblockers, molte aziende del web e dei media si sono riunite in una coalizione per rendere le pubblicità più “accettabili”. Tra queste: Reuters, Washington Post.
Questo gruppo di industriali, scrive Bon à Savoir, ha intervistato 25.000 consumatori in Europa e Nord America. Conclusione: i pop-up, i video automatici con audio attivato o gli annunci che occupano più del 30% dello schermo sono percepiti in modo negativo dagli utenti.
Dall’introduzione del blocco di Google, i siti web che non soddisfano questi nuovi standard vedono i loro annunci filtrati da Chrome e sono quindi privati delle entrate pubblicitarie.