La catena svizzera Coop, come anche la tedesca Edeka e altre insegne aderenti alla centrale d’acquisto europea AgeCore, hanno deciso di non procedere più con le forniture, a partire dalla prossima settimana, di ben 150 prodotti di marchi del gruppo Nestlé. Il motivo? “Impone prezzi di acquisto all’ingrosso troppo elevati“. Il rischio? Che a cascata questi listini ricadrebbero sui prezzi al dettaglio pagati dai consumatori.
“Vogliamo prezzi corretti”
Via quindi dagli scaffali i marchi della multinazionale svizzera, dalla pizza Buitoni al Nescafé, dalla cioccolata Cailler e via elencando. A spiegare la scelta il portavoce del gruppo Coop, Urs Meier, sulla stampa elvetica, che ha anche rivelato che quelle già presenti sugli scaffali nei punti vendita saranno vendute alla metà del prezzo. La decisione è stata comunicata a seguito delle parole pronunciate dall’alleanza europea AgeCore, che ha accusato il gruppo Nestlé di distribuire i propri prodotti a prezzi troppo elevati.
Il precendente del 2008: Coop contro Nestlé
Non è la prima volta che in Europa Gdo e produttori infilano i guantoni. Nel 2008 la Coop allora presieduta dal tosto emiliano Vincenzo Tassinari minacciò di interrompere le forniture di molti marchi del Big food tra cui Nestlé Danone, Kraft, Procter&Gamble, Heineken e Carlsberg perché, spiegava all’epoca al Salvagente: “Poiché il prezzo delle materie prime, come il grano e il petrolio è diminuito e sta scendendo ancora ci saremmo aspettati che anche le industrie facessero altrettanto”. E invece in qual caso all’ingrosso vennero presentati aumenti medi tra il 4 e l’8%. La storia in quel caso fu a lieto fine per i consumatori: aumenti rientrati, forniture regolari, alimenti sugli scaffali. Nescafé compreso.