Pfas e obesità: la ricerca di Harvard fa tornare i sospetti sulle antiaderenti

Sono presenti negli imballaggi, nei tappeti, oltre che ovviamente nelle padelle antiaderenti. E da sempre sono chiacchierati e protagonisti di ricorrenti sospetti. I Pfas, i composti perfluoroalchilici, sono stati associati a cancro e danni al sistema immunitario e sono protagonisti del vasto inquinamento in Veneto che sta agitando le popolazioni. A dosi molto più basse, però, sono presenti come detto in molti oggetti di consumo, in particolare nel rivestimento delle pentole antiaderenti.

E secondo una recentissima ricerca della Università di Harvard possono contribuire all’obesità dato che influenzerebbero negativamente la capacità del corpo di bruciare calorie.
I ricercatori hanno studiato il percorso clinico di oltre 600 persone che si sono sottoposte a una dieta e poi sono tornate a mangiare. In media, con 6 mesi di dieta hanno perso 6,4 chili e nei 18 mesi successivi ne hanno recuperato circa la metà. La scoperta, però, è che a guadagnare più peso (circa 2 kg oltre la media) e più rapidamente erano i soggetti con i livelli ematici più alti di Pfas, in particolar modo tra le donne.
I ricercatori hanno anche dimostrato che chi aveva alti livelli di Pfas nel sangue bruciava calorie più lentamente rispetto al gruppo di controllo.