Il latte in polvere per la prima infanzia contaminato da salmonella in Francia è stato distribuito anche in Italia. Lo si apprende dall’ultimo aggioramento del Rasff, il sistema di allerta sanitaria rapido europeo, dell’8 febbraio: include il nostro paese al lungo elenco di paesi in cui il prodotto in polvere, in larga parte prodotto dalla francese Lactalis (proprietaria della Parmalat) e distribuito in circa 80 paesi in tutto il mondo.
Al momento il ministero della Salute italiano non ha rilasciato informazioni: tutto tace, mentre in Europa, analoghi ministeri, dal 4 dicembre quando in Francia è scoppiato lo scandalo, hanno fornito l’elenco delle confezioni coinvolte nel ritiro dal mercato.
Il primo avviso
Lo scandalo scoppia in Francia ufficialmente il 4 dicembre quando Parigi notifica al Rasff l’allerta e viene indicato il primo elenco di paesi in cui i prodotti contaminati sono stati distribuiti: c’è la Germania, ad esempio, ma non l’Italia.
Il segnale che qualcosa non stia funzionando arriva prima della fine dell’anno in Francia, tanto che alla fine di novembre le autorità sanitarie, consapevoli di un numero insolitamente alto di casi di salmonellosi nei bambini, cercano legami tra quello che hanno ingerito i venti bambini ricoverati dopo l’estate per gastroenterite. E lo trovano: tutti avevano bevuto il Lactalis 1a età.
Il ministero della Salute avvia un’indagine presso la compagnia Lactalis di Craon (Mayenne) e la sera del 1° dicembre il ministro della Salute, Agnès Buzyn riceve i risultati: la contaminazione con la salmonella è confermata. A partire dal 2 dicembre, Lactalis è costretta a richiamare 12 lotti prodotti nello stabilimento di Craon e stabilisce un numero verde per le famiglie. La multinazionale annuncia che sta sospendendo l’attività delle sue strutture a Craon per disinfettarle.
Il capo di Lactalis è convocato il 9 dicembre dal direttore del gabinetto del ministro Bruno Le Maire che chiede all’azienda un prelievo più ampio di prodotti. Lactalis spiega che c’è una “perfetta collaborazione” con le autorità.
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I casi di salmonellosi, però, non solo non calano, anzi crescono. L’emergenza spinge Lactalis ad annunciare il ritiro, in Francia e all’estero, di 720 lotti di latte per l’infanzia e altri prodotti. L’elenco dei paesi in cui può essere arrivato il latte contaminato è impressionante: dal Marocco alla Grecia, al Regno Unito, a Sudan, Perù, Bangladesh, Pakistan, Cina. L’Italia non compare e fino a oggi non sembra interessata.
Partono, ovviamente le inchieste della magistratura che ipotizza reati come “lesioni involontarie”, ” pericolo per la vita degli altri”, “inganno aggravato dal pericolo per la salute umana”. Ma lo scandalo è solo all’inizio.
L’azienda sapeva da agosto?
Il 3 gennaio, come una bomba, arriva lo scoop di Canard enchaîné, giornale satirico francese non nuovo a inchieste giornalistiche clamorose. Il giornale pubblica un documento che dimostrerebbe come Lactalis aveva ricevuto analisi che mostravano la presenza di salmonella nello stabilimento dal mese di agosto 2017.
Queste analisi “hanno mostrato salmonella solo nell’ambiente e non nei prodotti”, si difende Lactalis in una dichiarazione. Ma oramai la bufera è inarrestabile.
Anche perché il ministero dell’Agricoltura afferma di non avere “conoscenza” di autocontrolli fatti da Lactalis e dunque non sembrerebbe avvertito. E a settembre i servizi veterinari avevano effettuato un controllo nella fabbrica di Craon senza trovare nulla di sospetto.
Il ritiro? Sulla carta
Non è la fine dei guai per la multinazionale francese. Un cliente di Leclerc compra il latte contaminato, che si suppone essere stato richiamato dal 21 dicembre. Se ne accorge e denuncia. Leclerc ammette, il 9 gennaio, di aver venduto prodotti di Lactalis interessati dal richiamo. È l’effetto domino.
Cora, altra catena di ipermercati, riconosce di aver venduto 72 scatole dal 22 dicembre. Il gruppo System U quantifica 384 lattine vendute. Si aggiungono Intermarché, Auchan , Carrefour.
Il ministro dell’Economia, Bruno Mayor, chiede, giovedì 11 gennaio, spiegazioni dei distributori ma accusa Lactalis della responsabilità del mancato ritiro.
Nel frattempo i controlli pubblici scoprono che il latte alla salmonella è stato venduto da 30 supermercati, 44 farmacie e 12 ospedali.
Di fronte alle critiche, Lactalis rafforza i controlli, si scusa e dice “Dobbiamo trovare una spiegazione”. Non è certo la sola a cercare una spiegazione. A interrogarsi, ormai è l’opinione pubblica mondiale, su un sistema che sembra davvero non garantire nessuno. A eccetto degli interessi dei grandi produttori.