La Commissione europea, con l’assenso a maggioranza degli Stati membri, ha rinnovato per un anno l’uso del solfato di rame, noto anche come verderame, nelle coltivazioni biologiche dove, ricordiamo, sono ammessi solo pesticidi derivati da fonti naturali. I composti del rame, compreso il solfato di rame, sono autorizzati come battericidi e fungicidi e impiegati in particolar modo nelle vigne, nella produzione di patate, pomodori e mele.
Tuttavia il rinnovo è stato proceduto da una serie di polemiche legate al profilo di rischio di queste sostanze. L’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e l’Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) hanno identificato i rischi per i lavoratori agricoli, gli uccelli nonché l’impatto dei composti di rame sull’ambiente più ampio. Per l’uomo non ci sono dati consolidati anche se l’Efsa ha in corso una revisione per stabilire nuovi livelli accettabili di residui nei cibi. I sostenitori dell’agricoltura biologica tuttavia hanno sempre ribattuto mettendo in evidenza che i pesticidi di origine naturale (non sintetica) hanno una bassa persistenza nell’ambiente e difficilmente lasciano residui nel cibo.
Pinton (Assobio): “Nel biodinamico è già vietato”
Roberto Pinton, esperto del settore e consigliere delegato di Assobio, ci tiene a specificare: “Il fatto che si possa usare non vuol dire che l’agricoltore biologico lo debba usare. Non solo. Pure chi sceglie di usare questo tipo di trattamenti deve rispettare i limiti d’impiego, i quantitativi per ettaro e via elencando. Non dimentichiamoci poi che nel biodinamico, un settore dell’agricoltura biologica, l’impiego di pesticidi naturali è vietato e quindi non viene usato nemmeno il solfato di rame”.
Una ri-autorizzazione controversa
Attorno al solfato di rame in questi anni la discussione non si è mai abbassata di livello. Nel 2014 la Commissione europea ha prorogato l’approvazione per l’uso di composti di rame a condizione che vengano adottate misure per ridurne l’uso e consentire ulteriori valutazioni ambientali. Nel 2015 la Ue lo ha inseriti nell’elenco dei “candidati alla sostituzione”, il che significa che “sono di particolare interesse per la salute pubblica o l’ambiente”. La proroga dell’uso doveva scadere il 31 gennaio 2018, in attesa dei risultati di un programma di monitoraggio. Ma a dicembre 2017, il comitato permanente per le Piante, gli animali, gli alimenti e i mangimi (Scopaff), composto dalla Commissione e dagli Stati membri, ha nuovamente esteso la loro approvazione per un anno, anche se i risultati del programma di monitoraggio non sono stati ancora pubblicati.