Il Jrc, il centro di ricerca della Commissione europea ha stilato la lista di 2700 “contaminanti emergenti” considerati potenzialmente dannosi per l’ecosistema marino. Si tratta di sostanze che, sebbene non siano già state indicate come pericolose per la salute animale, necessitano di ulteriori studi di sicurezza. La maggior parte delle sostanze chimiche presenti in questo elenco, spiegano gli esperti, hanno il potenziale di entrare nell’ambiente e causare effetti avversi nell’ecosistema e sulla salute umana, ma sono ancora in gran parte non regolamentate. Nella lista ci sono pesticidi di nuova autorizzazione e di vecchia come il glifosato, ritardanti di fiamma, additivi plastici industriali, prodotti per la cura personale. Proprio l’inclusione del glifosato fa scalpore, data la recente autorizzazione per altri 5 anni di uso decisa proprio a livello europeo. Che si tratti di un pesticida particolarmente frequente nelle acque, lo dimostrano, tra l’altro, anche i dati italiani; il nostro paese pur non essendo un grandissimo utilizzatore i questo diserbante fa segnare il più alto numero di sforamenti di pesticidi rilevati nelle acque superficiali dai monitoraggi dell’Ispra. Nel “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque. Dati 2013-2014″, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale scriveva: “Nelle acque superficiali, 274 punti di monitoraggio (21,3% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali. Tra le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: glifosato e il suo metabolita Ampa“.
L’obiettivo di questo rapporto, in generale, è fornire agli Stati membri un elenco delle sostanze che devono essere monitorate per tenere sotto controllo l’inquinamento marino e mitigare gli eventuali effetti negativi. I contaminanti – si legge nel report – hanno il potenziale di degradare le acque marine e causare gravi danni agli organismi e ai processi biologici. Possono arrivare nei nostri oceani in vari modi, ad esempio attraverso fiumi inquinati, attività industriali, inquinamento da parte delle navi e estrazione di petrolio in mare aperto.