Non è certo un esperimento che lascia stupefatti, ma arrabbiati sì, dato che dimostra quello che un po’ tutti già sappiamo. Quello svolto da Bon à savoir, giornale dei consumatori svizzeri è un’altra dimostrazione di come contenitori e dispenser siano “studiati” per rendere inutilizzabile una parte del prodotto e costringerci a ricomprarlo anche quando non è finito. E si tratta di “parti” non proprio trascurabili: dal 10 al 25%.
L’esperimento svizzero
Come ha fatto Bon à savoir a dimostrarlo? Semplicemente “pompando” 10 lozioni per il corpo fino a quando non è uscito nulla dal loro contenitore. Con una sola eccezione, è rimasto tra il 10% e il 25% nella parte inferiore del contenitore! Il risultato è inequivocabile, scrivono gli svizzeri: in nove casi, è rimasto tra il 9,1% e il 24,8% del prodotto. La rivista fa due conti di quanto si paghi questo spreco forzato: un flacone di latte Clarins Firm Bust, venduto 77,50 franchi. in una bottiglia da 50 ml costringeva a gettare nel secchio ben 19,20 franchi di prodotto, più di 16 euro!
Eppure l’alternativa c’è
La confezione del solo articolo in cui non rimane nulla nel test svizzero (Zoe Revital Sérum) mostra che esiste un’alternativa. L’azienda ha semplicemente sostituito il tubo di aspirazione che conduce al fondo della bottiglia da un sistema a pressione negativa che spinge la lozione dalla confezione.
Gli altri produttori pensate che siano inconsapevoli del problema? Nemmeno per sogno. Di fronte alla prova di Bon à avoir, il portavoce Body Shop ha ammesso che “in alcuni casi, possono rimanere quantità residue nei contenitori.” Chiamatele pure tracce…