Secondo un nuovo studio condotto da ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, tre sostanze chimiche comunemente aggiunte agli alimenti trasformati, agli indumenti impermeabili e ad altri prodotti di uso quotidiano possono causare obesità. Sotto acccusa sono finiti:
– il Butilidrossitoluene, o BHT, un additivo alimentare comunemente aggiunto come conservante ai cereali da colazione;
– il Pfoa, una sostanza chimica utilizzata per la produzione di Teflon, involucri per alimenti resistenti ai grassi, tappeti antimacchia e indumenti impermeabili; e
– il Tributilstagno, un composto di vernici che può finire in acqua e accumularsi nei frutti di mare.
I ricercatori hanno concluso che queste sostanze sono in grado di danneggiare gli ormoni che si occupano della comunicazione tra l’intestino e il cervello. Nello studio pubblicato Nature Communications, primo nel suo genere, i ricercatori hanno sviluppato un nuovo metodo per testare gli effetti dei disgregatori endocrini sugli esseri umani. Hanno esaminato l’esposizione delle tre sostanze chimiche sui tessuti che producono ormoni a partire da cellule staminali umane. L’obiettivo era analizzare come l’esposizione cronica a queste sostanze chimiche possa interferire con i segnali inviati dal sistema digestivo al cervello fondamentali in quanto consentono alle persone di provare la sensazione di pienezza durante i pasti. Quando questo sistema di messaggi si interrompe, le persone continuano a mangiare e inevitabilmente vanno incontro ad un aumento di peso.
Tra le tre sostanze, il Bht ha prodotto alcuni degli effetti più forti sulla salute. La sostanza chimica viene aggiunta al cibo per proteggere i nutrienti e impedire ai grassi di diventare rancidi. È anche usato in una vasta gamma di prodotti per la cura personale.
Pfoa e tributilstagno sono stati in gran parte eliminati, ma le aziende chimiche li hanno sostituiti con composti che non sono stati adeguatamente studiati per la loro capacità di distruggere gli ormoni.
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