“L’agricoltura del futuro dovrà essere a basso impatto”. Lo scrive oggi su Repubblica Elena Cattaneo, senatrice a vita e scienziata e farmacologa in un articolo dal titolo “Gli equivoci del glifosato”.
Spazziamo il campo da un equivoco che potrebbe venire a chi avesse letto solo il titolo dell’articolo della (sempre meno) scienziata: non si tratta di una conversione al biologico della Cattanea, grande fans degli Ogm, dei pesticidi e perfino della sperimentazione animale. Tutt’altro. Il suo pensiero è chiarissimo e il mantra resta lo stesso.
Citiamo alcune delle considerazioni della Cattaneo: il futuro dell’agricoltura non può essere il biologico perché i prodotti bio nella grande distribuzione presentano un ingiustificato ricarico di prezzo. Non solo: le procedure del biologico su larga scala sono piene di deroghe e truffe, tuona la farmacologa
le procedure del biologico su larga scala sono piene di deroghe e truffe
Abbiamo bisogno di Ogm, altro che di biologico, spiega la Cattaneo invitando a meno slogan e ideologie.
E veniamo al punto che sta tanto a cuore alla professoressa Cattaneo: il fatto che il glifosato sia cosa buona, giusta e tanto, tanto ecocompatibile.
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L’articolo è un campionario di luoghi comuni (“una persona di 60 chili non correrebbe rischi da glifosato neanche mangiando oltre 270 chilogrammi di pasta al giorno per tutta la vita”), miscelato a omissis che è difficile giustificare. Si può pensare, infatti, che la senatrice a vita ignori i Monsanto Papers che hanno campeggiato per settimane sulle prime pagine dei media di mezzo mondo? E le carte che hanno messo in dubbio l’indipendenza delle Authority che dovevano giudicare la sicurezza del glifosato? Difficile crederlo.
Come è difficile credere che la Cattaneo non sappia l’errore che sta facendo quando riprende uno slogan pubblicitario di 20 anni fa che neppure Monsanto usa più e assicura che il glifosato viene degradato velocemente dai batteri del terreno.
il glifosato viene degradato velocemente dai batteri del terreno
Se non vuole considerare i test che dimostrano come la molecola dell’erbicida si trovi in gran parte degli alimenti e nell’organismo dell’uomo, almeno la farmacologa avrebbe potuto leggersi i rapporti Ispra che ne dimostrano la dose che finisce nelle acque italiane (quelle italiane, non quelle canadesi, argentine o statunitensi dove si coltiva la Soia RoundupReady!)
E si arriva al vero e proprio capolavoro retorico di affermare che non utilizzare il glifosato significherebbe tornare agli anni 50, diserbando a mano i campi. Oppure usando altri erbicidi, molto più costosi e meno efficaci.
Cara senatrice, dobbiamo darle atto della grandissima verità contenuta nel suo articolo: meno slogan e ideologie.