H&M non perde occasione per promuovere la sostenibilità dei suoi capi di abbigliamento ma un’inchiesta della tv danese ha beccato il colosso della moda low cost mandare in fumo (letteralmente) tonnellate di abiti mal riusciti. “La produzione di un paio di jeans richiede 3,625 litri di acqua, 400 mJ di energia, 3 kg di sostanze chimiche. Bruciando un solo jeans va in fumo la sostenibilità globale” denuncia l’amministratore delegato della Redress, Christina Dean. Eppure sul sito H&M sostiene: “Il principio aziendale di H&M è offrire moda e qualità al miglior prezzo, dove il valore aggiunto è la sostenibilità”.
L’indagine ha dimostrato che H&M ha incenerito 60 tonnellate di vestiti dal 2013. Si tratta di abiti danneggiati dall’umidità, per esempio, o che hanno livelli chimici troppo alti nella stampigliatura del marchio. “Un pò poco – denuncia Greenpeace – per un’azienda che si è sempre fatta vanto di essere sostenibile” aggiungendo che “se l’azienda prende seriamente il problema delle sostanze chimiche pericolose, non dovrebbe liberarne altre potenzialmente nocive nell’atmosfera”. In effetti, i capi che presentano difetti di produzione o quelli inumiditi potrebbero tranquillamente essere destinati ad una seconda vita. Idem per quelli che presentano una contaminazione degli stampi che potrebbero essere semplicemente eliminati e poi donati.