Cgil, Cisl e Uil chiedono “la revisione dell’attuale sistema di contribuzione per chi svolge lavoro domestico”. In sostanza la proposta unitaria dei tre sindacati – sulla quale il ministro Poletti sembra essersi “gettato a pesce”, probabilmente facendo due conti sulle possibili entrate – chiede “versamenti contributivi pieni anche oltre le prime 24 ore settimanali lavorate” e di rapportarli “alle retribuzioni corrisposte effettivamente, se superiori a quelle convenzionali”.
Fare un calcolo è complicato, considerate le molte variabili, ma l’aggravio economico – spiega l’Adn Kronos -potrebbe arrivare a superare i 1000 euro all’anno.
Salasso annunciato
Attualmente funziona così: se l’orario di lavoro è inferiore a 24 ore settimanali, il contributo orario è calcolato in base a tre diverse fasce di retribuzione. Se invece è di almeno 25 ore settimanali è fisso. Il sistema contributivo prevede infatti, proprio per venire incontro alle famiglie più bisognose di assistenza, che per gli impieghi superiori alle 24 ore settimanali presso uno stesso datore di lavoro gli importi contributivi per tutte le ore lavorate siano di molto inferiori, fino al dimezzamento, e svincolati dalla retribuzione oraria corrisposta. Se dovesse passare la proposta dei sindacati il conto per le famiglie lieviterebbe inevitabilmente.
“Che il poter versare un contributo ‘alleggerito’ sui rapporti lavorativi domestici superiori alle 24 ore settimanali sia stato spesso caratterizzato da abusi e scelleratezze di ogni tipo è indiscutibile”, commenta Paolo Onesti, curatore per il nostro giornale della rubrica Pensioni. “È anche vero però che il poter versare in modo legittimo un contributo ‘sostenibile’ per le famiglie ha favorito l’emersione di tante situazioni di lavoro ‘invisibile’ e il diritto a una contribuzione obbligatoria comunque utile ai fini pensionistici e infortunistici.
Ritorno al nero
Spiega Onesti: “Partendo dal presupposto che molto difficilmente un collaboratore familiare possa realmente maturare con le sue retribuzioni il diritto a una pensione superiore al trattamento minimo, specialmente grazie al sistema contributivo, bisognerebbe immediatamente porsi due domande almeno. Chi risentirà maggiormente dell’eventuale aumento (anche più del doppio in taluni casi) della contribuzione a carico del nucleo familiare? La seconda riflessione è ancora più immediata della prima, conoscendo bene le caratteristiche e i problemi legati all’evasione contributiva e allo sfruttamento esistenti nel settore. Chi è infermo e avanti negli anni, solo, senza altri redditi a parte la pensione, ma al tempo stesso è bisognoso di assistenza continua, come si comporterà di fronte all’obbligo di una spesa contributiva più che raddoppiata?”.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
Possibile che il ministro del Lavoro Poletti non l’abbia considerato? Risponde Paolo Onesti: “Qualcuno è probabilmente convinto che il gettito contributivo ne risentirà positivamente. Al di là degli slogan e di parole d’ordine dettate dall’inesperienza, è più verosimile ritenere che tanti saranno costretti per forza di cose (le poche risorse) a rinunciare all’aiuto domestico e tanti altri ritorneranno al passato che in pochi oggi ricordano, riducendo il numero di ore di lavoro, con danno anche e specialmente per le lavoratrici, o facendo lavorare in nero, approfittando del lavoro che manca”.