Biodiversità, Carrefour lancia scaffale dei prodotti fuori-standard (ma solo in Francia)

La biodiversità delle colture è uno dei temi che più preoccupano i piccoli agricoltori e gli ambientalisti. Che sia marketing o sincero interesse, per la prima volta un colosso della grande distribuzione organizzata, Carrefour, decide di entrare in questa partita.  Nei supermercati francesi, infatti, la Gdo ha aperto un settore dal nome “Mercato proibito”, dedicato a una serie di prodotti vegetali derivati da semi contadini esclusi dal mercato professionale di sementi perché non in grado di garantire dimensioni standard. Il nuovo scaffale di Carrefour vende in collaborazione con produttori bioligici bretoni: carciofo di Leon, cipolla rosa di Bretagna, zucca Kouign-Amann, zucca angelica e altri prodotti, circa una dozzina in totale.

“Biodiversità significa anche dieta più ricca”

“Questi semi contadini non sono sulla lista ufficiale perché non soddisfano i criteri di omogeneità e stabilità di una legge che promuove la standardizzazione e non difende abbastanza la biodiversità”, ha detto Carrefour, riferendosi al decreto 81-605 del 18 maggio, 1981 che impone un unico processo di selezione e validazione di varietà per l’agricoltura professionale. Carrefour aggiunge che “questa frutta e verdura potrebbe portare una dieta ricca di sostanze nutritive e di gusto”.

Le polemiche

La novità commerciale della catena francese ha aperto il dibattito tra i portatori d’interesse francesi. Da una parte, il Gruppo nazionale interprofessionale per le sementi e le piantine, che gestisce la distribuzione a livello industriale, attacca Carrefour dicendo che la mancanza di biodiversità non dipende dai semi: “Ogni anno, le 3200 varietà vegetali già in vendita sono arricchiti con oltre 150 nuove varietà”. Dall’altra, come riporta Que Choisir, la Rete del seme contadino risponde che i semi di cui parla il Gnis sono “industriali, standardizzati, non riproducibili e / o Ogm”. Molto diversi dalle sementi naturali che vengono scambiate dai contadini in maniera sostenibile, che – secondo la rete stessa – sono molti di più della ridotta rappresentanza presente al Carrefour. “L’onda del green washing (termine con cui si intende la pratica delle grandi aziende di farsi belle su un piano ambientalista con operazioni di facciata, ndr) è arrivata anche sul tema della biodiversità delle colture”, accusa la Rete del seme contadino. Forse, però, che una grande catena cominci a interessarsene è un bene per l’opinione pubblica e per i consumatori.