L’avevamo definito tiepido, ma evidentemente sbagliavamo. Il provvedimento con il quale la Commissione europa intende regolare in modo più stringente la presenza dell’acrilammide negli alimenti, ha scatenato un coro di critiche tanto da costringere Bruxelles a una parziale (l’ennesima) retromarcia.
Cos’è l’acrilammide
Ricordiamolo: l’acrilammide è una sostanza definita dall’Efsa cancerogena e genotossica e per questo si è sentita l’esigenza di fissare un limite massimo alla sua concentrazione. La sostanza si forma quando gli alimenti ricchi di amidi – come le patate e il pane – vengono fritti o cotti ad elevate temperature – nel baby food, patatine, corn flakes e tutti i cibi pronti.
Dopo anni di discussione la Commissione era arrivata a un testo che ci era parso fin troppo debole: scomparsa l’istituzione di un limite di legge, svanita la previsione temporale della sua fissazione. Per intenderci: senza stabilire un livello massimo di concentrazione un’azienda può continuare a vendere un prodotto non conforme senza rischiare che venga ritirato dal mercato. A danno della salute del consumatore.
Destra in ansia per i biscotti e Belgio preoccupato per le French fries
Eppure, come dicevamo, neppure tanta debolezza ha rassicurato i “portatori di interesse delle lobbies”. Mara Bizzotto, membro dell’Europa delle Nazioni e della Libertà (ENF) di destra e euroscettica, ha chiesto alla Commissione “come intendeva proteggere adeguatamente le specialità gastronomiche italiane, belghe ed altre gastronomiche europee contenenti patate e cereali fritti (patatine fritte, biscotti) per ridurre al minimo le perdite di mercato e di immagine nell’intera catena di approvvigionamento che potrebbero derivare dalla futura regolamentazione sulla riduzione dell’acrilamide negli alimenti “.
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Bizzotto, per la verità, non era la prima a pressare la Commissione. Già il ministro fiammingo per il turismo, Ben Weyts, aveva protestato contro la proposta legislativa per le ripercussioni economiche legate all’immagine su una delle specialità culinarie belghe, le patatine.
Ministri e parlamentari preoccupati dai mercati, insomma, non dalla salute dei cittadini che rappresentano.
La Commissione fa da pompiere
La pronta risposta della Commissione è stata pubblicata il 16 agosto sul sito del Parlamento europeo; e “l’inflessibile” (perdonateci l’ironia) commissario per la Salute e la sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis ha spiegato che “Le misure regolamentari obbligano gli operatori del settore alimentare ad applicare misure di mitigazione ma non proibiranno certe pratiche tradizionali culinarie o certi cibi tradizionali”.
Inutile dire che i difensori di patatine fritte dei paesi bassi e cereali fritti (ma a che diamine di tradizione italiana si sarà mai riferita la Bizzotto?), possono stare tranquilli. Dato che non c’è obbligo, al contrario di quanto dice Andriukaitis, non ci sarà mai divieto per chi non rispetta il limite.
Con grande soddisfazione delle multinazionali dell’alimentare, altro che dei prodotti tipici…
Acrilammide, i dati mai pubblicati di Efsa che indicano il rischio europeo