Il ristoratore che offre ai clienti cibi surgelati senza indicarlo nel menù compie non semplicemente una scorrettezza nei loro confronti, ma un vero e proprio reato.
Lo ha ribadito la Corte di Cassazione, terza sezione penale, confermando la condanna inflitta dalla Corte d’Appello di Milano a un imprenditore milanese al pagamento di una multa oltre le spese processuali per il reato di tentata frode in commercio.
Inutili le difese del ristoratore che ha sottolineato come al momento del controllo non ci fossero clienti da servire, perché – sostiene la Suprema Corte – per far scattare il reato, nella forma del “tentativo”, è sufficiente che il cibo surgelato sia “detenuto” all’interno del locale e non sia segnalato in alcun modo agli avventori (mentre se ai tavoli ci fossero stati dei clienti in attesa del piatto ordinato, il reato sarebbe stato consumato).
Nel caso specifico, dunque, il locale era vuoto ma non i frigoriferi, trovati pieni di alimenti surgelati non indicati nel menù. Da qui la multa.
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