Bisfenolo A: l’Echa lo inserisce nella lista nera delle sostanze più preoccupanti

La richiesta era partita lo scorso febbraio per mano dell’ANSES, l’Agenzia nazionale francese della sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro: il bisfenolo A (Bpa) deve rientrare nella lista delle sostanze estremamente preoccupanti (SVHC).
Destinataria dell’appello: l’ECHA, L’Agenzia europea delle sostanze chimiche.
Motivo della richiesta: il Bpa ha proprietà di interferente endocrino.

I CONSUMATORI DEVONO ESSERE INFORMATI SULLA PRESENZA DI BPA

La richiesta ora è stata accolta dal Comitato degli Stati membri dell’ECHA e si tradurrà nell’obbligo per l’industria di notificare all’Agenzia europea la presenza della pericolosa sostanza negli articoli prodotti o importati. Altro obbligo di informazione sarà a beneficio degli acquirenti del prodotto che dovranno sapere se nell’articolo che si vuole acquistare c’è il BPA.

SI VA VERSO LA RICHIESTA DI UN’AUTORIZZAZIONE ALL’USO

Ma la registrazione del Bpa nell’elenco delle sostanze che destano più allarme, in quanto sostanza tossica per la riproduzione, potrebbe significare anche che il suo uso a livello industriale dovrà essere subordinato al rilascio di una autorizzazione temporanea e rinnovabile, così come previsto dal Reach, il regolamento europeo che si occupa dei rischi sulla salute umana e sull’ambiente derivanti dall’impiego di sostanze chimiche.

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DOVE SI TROVA IL BPA

Il bisfenolo A è una sostanza chimica usata da oltre 50 anni soprattutto dall’industria della plastica. È usato ad esempio per produrre la carta termica degli scontrini e le plastiche che possono venire a contatto con il cibo, perché si trovano nelle stoviglie o nei rivestimenti interni delle lattine. I residui possono perciò essere assorbiti attraverso la cute, per inalazione di polveri o attraverso gli alimenti in cui il Bpa potrebbe migrare.

Per la sua pericolosità, la Commissione europea ha messo al bando la sostanza nel 2011 vietandola nei prodotti a contatto con i bambini, come i biberon. L’anno successivo anche gli Stati Uniti hanno seguito l’esempio europeo.