L’Altra Italia: il sogno di successo dell’ecovillaggio La Magione

C’è il notaio di Bergamo che non vede l’ora di lasciare tutto e trasferirsi, la pensionata 78enne che già sta preparando le valigie, e poi ci sono giovani poco più che ventenni e tante famiglie con uno o più figli, molti italiani, da Aosta a Palermo, ma anche stranieri, che soprattutto per dare una possibilità di vita “diversa” ai bambini, hanno deciso di fare questa scelta. A pochi giorni dalla comunicazione della nascita dell’ecovillaggio marchigiano La Magione Monte Fauno, avvenuto grazie al tam tam sui social, chi l’ha ideato è stato letteralmente invaso dalle richieste (oltre 500) di persone che desidererebbero trasferirsi lì, richieste che verranno analizzate con attenzione per comprenderne le motivazioni profonde.

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Un sogno non troppo lontano

Stiamo parlando di un progetto, di un sogno che è già stato scritto e che presto diventerà realtà: quello di prendere le distanze dalla frenesia e dall’ansia del profitto, da una società che spesso schiaccia le individualità e che ammazza i desideri, riprendersi in mano la propria vita e darle un’altra direzione. Come?

Andando a vivere in un ecovillaggio in provincia di Macerata, vicino Recanati, che inizierà ad essere costruito all’inizio del 2018. E  farlo non da soli, per non rischiare di fare un passo sbagliato, ma in comunità, “perché la scelta di cambiare vita, se è fatta con un gruppo di persone che la condivide, è senz’altro più facile”, scandisce Luigi Quarato, ex geometra 62enne, che dopo aver avuto varie mansioni e attività, ha deciso di costruire quello che veramente voleva.

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La filosofia dell’ecovillaggio autonomo

L’idea in fondo è semplice: parte da 20 ettari di terreno di cui due edificabili dove verranno realizzate, in autocostruzione, 45 unità abitative di medie dimensioni (70/80 metri quadri salvo le eccezioni di famiglie molto numerose) interamente realizzate in paglia e terra cruda, un centro sociale che sarà spazio comune, una struttura ricettivo-turistica (si sta penando a sette camere e un ristorante vegetariano guidato da una chef donna allieva di Gualtiero Marchesi, Sara Capraro), due imprese agricole sociali (una destinata alla produzione, lavorazione e trasformazione di ortaggi; una dedicata alla estrazione di pigmenti naturali), una attività di stampo sociale di sostegno ai disabili, anziani ma che farà anche formazione con l’obiettivo di ospitare un agrinido e un’agriscuola: “Lo stampo sarà quello della scuola steineriana, ma chi vorrà potrà anche frequentare il centro per laboratori e attività extrascolastiche”, spiega Quarato. “Il mio primo pensiero è stato quello di rendere l’ecovillaggio autonomo dal punto di vista economico-finanziario e dimostrare, quindi, soprattutto ai giovani, che è possibile un’economia che si autosostiene, che è possibile governare il proprio domani in modo consapevole”, chiarisce Quarato, che aggiunge: “Quando mi chiedono se non ho timore che questo progetto fallisca, io rispondo di no, che non c’è motivo per cui debba fallire: se noi siamo capaci di lavorare per fare arricchire altri, perché non dovremmo essere bravi a lavorare per il nostro benessere e il nostro futuro?”.

A lavorare al progetto, insieme a Quarato, l’Università politecnica delle Marche di Ancona con il professore Gianluigi Mondaini; il Comune di Montefano, dal canto suo, “è entusiasta, non vede l’ora che si inizi, e darà il suo supporto al progetto come facilitatore per le convenzioni sulle abitazioni”, fa sapere l’ideatore dell’ecovillaggio.

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Regole antispeculazione

Di fatto, gli interessati, dovranno solo acquistare individualmente il lotto; dopodiché tutto verrà fatto in comune: “Costituiremo un centro acquisti per i materiali destinato a tutti, per abbattere i costi, e abbiamo anche ricevuto un’ottima proposta dalla Banca Prossima per ciò che riguarda tutte le spese legate alla costruzione“. Le persone che andranno a vivere lì potranno starci finché vorranno, e se decideranno di andarsene, l’unico vincolo che avranno è legato alla vendita: “Non potranno farlo”. Questo per garantire che nell’ecovillaggio possano sempre viverci persone che desiderino realmente quel tipo di vita, non speculare e lavorare in una delle attività che sono operative all’interno: “Il notaio ha chiesto di fare l’agricoltore, ad esempio, e ognuno ha esposto le sue predilezioni”, spiega Quotaro. “L’obiettivo della vita nell’ecovillaggio è quello condiviso della ricostruzione di una dimensione di socialità come accadeva negli antichi borghi, riscoprire una dimensione davvero umana mantenendo al contempo la propria autonomia”.

Entro novembre 2017 arriveranno le concessioni edilizie, e dall’inizio del 2018 comincerà l’autocostruzione: “Abbiamo pensato ad un gruppo che si metterà a disposizione di chi, per vari motivi, magari anche l’età, da solo non riuscirebbe a costruirsi la casa; l’ipotesi è che dopo 12/18 mesi si possa entrare nelle abitazioni”. Durante questo periodo di transizione, i futuri abitanti dell’ecovillaggio vivranno in camper o abitazioni temporanee che permetteranno loro di lavorare alla costruzione delle proprie case.

E a dimostrazione del fatto che questa idea piace lungo tutto lo stivale, sta anche quanto racconta Angelica Colucci della masseria Agapito che si trova a Lucera, un vero esemplare di borgo rurale, composto da più edifici, molti storici, di grande fascino: “Sto seguendo l’evoluzione del progetto marchigiano: io e mio marito non siamo più giovanissimi e già abbiamo messo tante energie nel recupero di questo posto; se riuscissimo a trovare qualcuno che prenda in mano la situazione e inizi a lavorare per creare anche qui una realtà simile a quella di Monte Fauno, noi sosterremmo il progetto; altrimenti, se ci vorranno, andremo noi a vivere là!”.