Dieselgate, l’Ue accusa l’Italia: “Troppi silenzi sulle emissioni della Fiat”

L’Unione europea avvia un procedimento d’infrazione contro l’Italia per accertare le presunte irregolarità della compagnia Fiat Chrysler nei test delle emissioni dei veicoli. A rivelarlo è Euroactiv, piattaforma media specializzata in politiche europee, citando fonti interne all’UE.

L’accusa di opacità

La fonte Ue di Euroactiv ha affermato: “Le autorità italiane devono ancora fornire ulteriori informazioni che possano convincerci che i dispositivi utilizzati nella produzione dei modelli Fiat siano giustificati e possano quindi essere considerati legali”.

La Germania contro l’Italia

Nessun commento dal ministero dei Trasporti italiano, che lo scorso febbraio aveva dichiarato che gli ultimi test effettuati sui veicoli Fiat Chrysler non avevano rilevato l’utilizzo di alcun software illegale. Ad accusare la Fiat Chrysler era stata la Germania, nonostante la stessa Volkswagen fosse stata dichiarata colpevole di aver taroccato le emissioni inquinanti negli Usa (il caso dieselgate). Il dito era puntato in particolare contro i modelli Fiat 500X, Fiat Doblo e Jeep Renegade. Berlino ha in seguito chiesto a Bruxelles di mediare nella controversia. “L’avviso legale nei confronti dell’Italia rappresenta il primo passo delle procedure di controllo per la violazione del diritto Ue, volte a garantire che i 28 Stati membri del blocco rispettino le normative comunitarie” spiega Euractiv. Se gli Stati membri non dovessero rispondere in maniera convincente, Bruxelles potrebbe rivolgersi alla Corte di Giustizia dell’Unione europea. La parola passa adesso all’Italia.

Lo studio choc di Nature

Intanto, secondo uno studio pubblicato lunedì sulla rivista Nature sugli effetti del Dieselgate, l’ossido di azoto proveniente dai veicoli diesel oltre i limiti dichiarati dai produttori, avrebbe provocato 38.000 morti premature in tutto il mondo nel 2015. Nell’area Ue sarebbero 28.500 i decessi causati ai gas di scarico, di cui 11.500 attribuibili alle emissioni in eccesso. L’equipe di ricerca ha visto la collaborazione del Ngo Icct (Consiglio internazionale per il trasporto pulito) con l’Università del Colorado, l’Istituto ambientale di Stoccolma e l’Istituto internazionale per analisi applicata dei sistemi, con sede negli Stati Uniti.