Gli italiani passano più tempo ai fornelli. Lo chef: “Ma la vita del cuoco non è come in tv”

Sul numero in edicola del Salvagente, un servizio di 8 pagine dulla passione per la cucina e su come scegliere i corsi. È possibile comprarlo anche in formato digitale qui.

Gli italiani passano sempre più tempo in cucina. Mentre nel 2015 e 2016 il tempo medio passato in cucina ogni giorno era di un’ora e 15 minuti, quest’anno si è passato a un’ora e mezza. A dirlo è la ricerca Dal ristorante alla Rete. Le tendenze del food di domani, promossa da Tuttofood e condotta da Ipsos, che conferma il boom per le arti culinarie al traino di trasmissioni di successo come Masterchef e Cucine da incubo. Alla passione dilagante degli italiani per la cucina Il Salvagente ha dedicato un ampio servizio nel numero di maggio, in edicola: consigli su come scegliere corsi di cucina e da sommelier senza farsi fregare né spennare, e su come imbandire una tavola di classe. All’interno del servizio anche l’intervista, che riportiamo di seguito, allo chef palermitano Natale Giunta, titolare del ristorante Castello a mare (Pa), conosciuto al grande pubblico grazie alla sua partecipazione alla trasmissione “la Prova del cuoco” di Antonella Clerici. Giunta mette all’erta i lettori sul rischio di sognare il mondo dorato dei grandi chef, e ritrovarsi frustrati da una realtà ben diversa.

 

Chef Giunta, cosa pensa della moda della cucina, dai talent ai libri di successo?
Negli ultimi tempi la televisione ha fatto sì che venisse la passione a tanti che non conoscevano questa arte, e possono pensare che la vita è diventata Masterchef. Però non è quello.

Sbagliano gli appassionati a cercare un corso di cucina per migliorare?
Il corso di cucina ci sta, così come la passione, per i non professionisti, ma chi pensa di fare questo nella vita è nel lavoro vero che deve cercare.

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Cosa troverebbe nel lavoro che non vede in tv?
Le ore, le feste, i giorni passati in cucina, la ricerca, la creatività, la costanza, il cambio menù… tante cose non vengono fuori di questo lavoro. Quella è tv a tutti gli effetti. Dietro questo lavoro ci sono tanti studi, la responsabilità nei confronti di chi lavora e di chi entra nel ristorante. Spesso il ragazzo che vede Masterchef vuole fare il Carlo Cracco da grande, ma non è facile la vita da chef in cucina.

Consiglierebbe un corso di cucina a chi vuole diventare cuoco?
Il corso di cucina non serve a fare una professione. Per questo serve l’alberghiero, o una formazione seria in cui ti formi a 360 gradi. Da lì bisogna fare degli stage, e non in un ristorante, ma in tanti.

Giunta ci dà alcuni consigli basilari per iniziare la strada dello chef?
Le basi sono l’esperienza che devi maturare, vivendo la cucina, la conoscenza della materia prima e la qualità dei prodotti. Mischiare quattro cose non corrisponde a nessun piatto creativo. Prima devi conoscere tutti i prodotti e avere l’esperienza per metterli assieme. Il tuo palato li deve sapere riconoscere.

Esiste un prezzo giusto per un corso di cucina?
Non giudico dal prezzo, non mi permetto. Bisogna capire chi è veramente il professionista di cui ci avvaliamo. Il neofita spesso storce il naso di fronte ai prezzi alti dei ristoranti stellati.

Sbaglia?
Quando si parla di stellati, bisogna capire se ne vale la pena. Ci sono stellati che sono frutto di amicizie con giornalisti. In generale, io non sono per la super esagerazione. Anche per me spesso non c’è il rapporto qualità-prezzo. Se lo stellato mi ricarica un vino del 1.000% lo trovo un furto, e questo è quello che succede. Non è corretto nei confronti del consumatore. Se un vino l’ho comprato 10 euro e lo vendo 100…

È comune tra i ristoranti di lusso?
Quasi tutti lo fanno.