Miele, adulterato il 14% dei campioni

Il 14% dei campioni di miele analizzati Joint Research Centre della Commissione europea ha è risultato adulterato, in particolare per l’aggiunta di zucchero. La pratica, non consentita dalle leggi comunitarie, è invece molto diffusa tanto che la Commissione ha affidato lo studio al Centro di ricerca per indagare a fondo le cause del fenomeno.

Cosa prevede la normativa Ue

La Direttiva 2001/110/CE, stabilisce la definizione e le caratteristiche di composizione del miele: “il miele è essenzialmente composto da diversi zuccheri, soprattutto da fruttosio e glucosio nonché da altre sostanze quali acidi organici, enzimi e particelle solide provenienti dalla raccolta del miele. Per essere immesso sul mercato in quanto tale o utilizzato in prodotti destinati al consumo umano non deve essere aggiunto alcun ingrediente alimentare, neppure gli additivi, e non è effettuata nessun’altra aggiunta se non di miele”.
La composizione e la qualità del miele però non sono sempre visibili o misurabili senza un’analisi approfondita, il prodotto può quindi essere soggetto a varie pratiche ingannevoli. Ad esempio sciroppi di zucchero a basso costo possono essere utilizzati per aumentare il volume della produzione e la loro rilevazione è una questione complessa, anche con sofisticati metodi di analisi, perché i costituenti degli adulteranti sono i principali componenti naturali di miele, e il prodotto adulterato mostra caratteristiche fisiche molto simili al prodotto non adulterato.
In assenza di un unico metodo in grado di rilevare in modo inequivocabile tutte le sofisticazioni con lo zucchero, per i controlli sono stati utilizzati una serie di metodi di analisi che comprendono l’esame microscopico, la misurazione dei parametri fisico-chimici, la cromatografia e l’analisi isotopica.
Anche l’origine botanica e geografica o ad altri criteri di qualità specifici possono essere soggetti a pratiche fraudolente volte a modificare la percezione del consumatore sulla qualità e sul valore del miele. La dichiarazione della provenienza geografica può essere falsificata anche per aggirare divieti o regole tariffarie; il nome “miele” può essere illegalmente dato un prodotto costituito parzialmente o totalmente di un prodotto di qualità inferiore come il “miele per uso industriale” etc

I risultati del Jrc

Il Centro di ricerca europeo ha ricevuto poco meno di 900 prodotti (893): di questi, 127 non sono risultati conformi ai criteri di purezza proprio perché contenevano di-, tri- e oligosaccaridi. La percentuale di miele “sospetto” è stata pari a circa il 10% per le miscele di mieli non Ue (40 su 426), miscele di mieli extracomunitari (3 su 30), e miele di origine sconosciuta (uno di 11) e dell’Ue.

 

 

 

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