L’olio extravergine di oliva? Fatto di soli lipidi e quindi bocciato. Il parmigiano Reggiano, il Grana Padano o la mozzarella di bufala campana? Naturalmente pieni “grassi” tanto da meritarsi il disco rosso. E il prosciutto di Parma? Idem. La Coca-Cola Light? Ha sostituito lo zucchero con gli edulcoranti quindi ha meno calorie e allora disco verde. Sono questi i paradossi (e i pericoli) dell’etichetta a semaforo, il sistema che assegna un colore rosso, giallo o verde ai grassi, zuccheri, sale contenuti in 100 grammi o ml di prodotto alimentare. Una scorciatoia – adottata in Inghilterra, in sperimentazione in Francia e che piace tanto alle sei sorelle del Big food – che però non aiuta i consumatori in quanto non consideraa l’apporto specifico dell’alimento nel suo complesso, nè il peso complessivo dei nutrienti nella dieta giornaliera.
La dieta mediterranea? Promossa, anzi no
E contro l’etichettatura del “traffic light” è scesa in campo ieri a Strasburgo una “grande coalizione” italiana (da Coldiretti a Federalimentare, dal Pd (presente Paolo De Castro) a Forza Italia (con Elisabetta Gardini), grandi assenti i consumatori italiani) è sbarcata in Europa per dire no all’etichettatura “traffic light”: un sistema che boccia l’85% delle Dop italiane. Da una parte l’Italia è il paese più sano del mondo grazie alla dieta mediterranea come è secondo il Bloomberg Global Health Indexn dall’altro l’etichetta a semaforo rischia di penalizzare le eccellenze della tavola tricolore.
“Informazioni fuorvianti”
“L’etichetta semaforo indica – ha spiegato Roberto Moncalvo presidente della Coldiretti – con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, porta a conclusioni fuorvianti arrivando a promuovere cibi spazzatura come le bevande gassate senza zucchero e a bocciare elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva”.
Sulla vicenda è la Ue che è chiamata a dare una risposta legislativa anche se il commissario alla Salute e sicurezza alimentare Andriukaitis ha detto che le questioni relative all’etichettatura devono essere risolte, non a livello comunitario, ma dai singoli paesi privilegiando il criterio della semplicità. “È un fatto gravissimo che la Commissione, ancora una volta, latiti, pensando di poter delegare ai parlamenti dei 27 Stati una questione cruciale come questa”, ha detto Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare che sulla necessità di privilegiare sistemi di facile interpretazione, ha aggiunto “proporre un sistema “semplice” non può voler dire abdicare sulla qualità”.