Un giro di affari che nel 2016 ha raggiunto i 21,8 miliardi di euro, con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. Un potere occulto in grado di condizionare il prezzo dei raccoltik, il settore della ristorazione (5mila le attività in mano a gruppi malavitosi) e far pagare un prezzo finale più alto ai consumatori. È questo il potere delle agromafie che emerge nel quinto Rapporto #Agromafie2017 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, presentato oggi a Roma.
Un fenomeno che non conosce confini e che non è affatto un problema del Sud. Tutt’altro: la graduatoria delle province italiane rispetto all’estensione e all’intensità del fenomeno agromafia nel 2016, vede al primo posto Reggio-Calabria, seguita da Genova, Verona, Palermo, Caserta e Napoli.
Moncalvo: “Vigilare sul sottocosto”
Sul fronte della filiera agroalimentare, spiega la Coldiretti, le mafie, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto. Oltre ai furti di macchinari e animali, tra i reati trovano posto racket, usura, danneggiamento, pascolo abusivo, estorsione.
Le agromafie vanno contrastate nei terreni agricoli, nelle segrete stanze in cui si determinano in prezzi, nell’opacità della burocrazia, nella fase della distribuzione di prodotti che percorrono centinaia e migliaia di chilometri prima di giungere al consumatore finale, ma soprattutto con la trasparenza e l’informazione dei cittadini che devono poter conoscere la storia del prodotto che arriva nel piatto”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “per l’alimentare occorre vigilare sul sottocosto e sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi se non l’illegalità o lo sfruttamento”.
“Approvare la riforma Caselli”
“Di fronte a questa escalation senza un adeguato apparato di regole penali e di strumenti in grado di rafforzare l’apparato investigativo, l’enorme sforzo messo a punto dalla macchina dei controlli apparirà sempre insufficiente”, ha affermato il presidente Moncalvo, “Bisogna, al più presto, portare all’esame del Parlamento o valutare l’ipotesi di una decretazione di urgenza, riguardo al testo della Commissione Caselli di riforma dei reati agroalimentari per accendere il semaforo rosso alla rete criminale che avvolge da Nord a Sud tutte le filiere agroalimentari”.
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