Sicuro ed efficace per ridurre i batteri nocivi nella carne macinata. Con questa motivazione l’Autorità sanitaria canadese ha deciso di premettere l’irradiazione del macinato di bovino. “L’irradiazione è destinata a completare o a sostituire le procedure di sicurezza alimentare esistenti”, ha spiegato l’agenzia.
Cos’è la ionizzazione
La ionizzazione è una pratica che già si utilizza su alcuni alimenti vegetali. Sparsi in 40 nazioni del mondo – dalla Cina a Israele, dagli Usa alla Nuova Zelanda – ci sono circa 200 impianti in attività. Sistemi automatizzati che portano gli alimenti, in contenitori adeguati, a contatto con una fonte di radiazioni ionizzanti.
Nella maggior parte dei casi si tratta di raggi gamma prodotti da cobalto radioattivo (cobalto 60). Il trattamento dev’essere perfettamente dosato, per non risultare troppo blando o eccessivo per il fine di sanificazione o conservabilità prefissato. L’azione delle radiazioni sull’alimento corrisponde, a grandi linee, a una “scottatura” con formazione di ioni liberi (da qui la denominazione di radiazione ionizzante). L’effetto è una sterilizzazione parziale. Per alcuni cibi può equivalere a una pastorizzazione, cioè all’uccisione dei batteri patogeni per l’uomo; in altri casi si hanno effetti sulla “vitalità” dell’alimento, come nel caso delle patata e dell’aglio dei quali si inibisce la germogliazione.
QUALI RISCHI?
Non c’è da temere che i cibi sottoposti a irraggiamento diventino radioattivi. Ma i problemi sono comunque numerosi.
•L’effetto delle radiazioni ionizzanti sulla materia vivente è solo parzialmente noto. Si sa che vengono prodotte sostanze pericolose, come ad esempio i radicali liberi dai grassi, che possono avere effetti dannosi sull’organismo. Gli esperti “pro” irraggiamento hanno sempre detto che si tratta di piccole quantità, ma i radicali liberi possono creare danni al nucleo delle cellule anche in minime dosi. Se la normale alimentazione ne è ricca, risulteranno maggiori le probabilità di un danno (leggi: malattie degenerative come i tumori).
•Le radiazioni ionizzanti provocano la distruzione di percentuali importanti di vitamine, in particolare la E e la C.
•A livello di produzione, esiste il problema dello smaltimento delle scorie radioattive.
•Per molti alimenti non è possibile attuare una sterilizzazione spinta, perché provocherebbe diversi effetti collaterali. Per molti cibi sottoposti a irraggiamento, quindi, restano necessarie le precauzioni nella successiva conservazione.
•È una tecnologia che può essere utilizzata a scopo fraudolento, perché permette di “bonificare” cibi non commestibili (come carni infette e granaglie infestate da parassiti).
•L’irraggiamento è una tecnologia costosa e non indispensabile. Gli stessi risultati di conservabilità si possono ottenere con metodi tradizionali di conservazione e con maggiore attenzione alla cura dell’igiene nella produzione degli alimenti.
Come la riconosciamo
Per la carne macinata cruda, i minimi e massimi livelli di dose assorbita di radiazioni ionizzanti permessi in Canada sono 1 kiloGray (kGy) e 4.5 kGy, rispettivamente.
Per la congelata, i livelli minimi e massimi di dose assorbita sono 1,5 kGy e 7 kGy.
Tutti gli alimenti irradiati devono essere etichettati con una descrizione che specifici che la carne è stata irradiata e il simbolo deve apparire sui pacchetti.
Se il cibo non è confezionato, un segnale contenente tale informazione deve essere visualizzato nel punto di vendita.
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Ma i consumatori non la vogliono
Una petizione online per fermare la scelta canadese ha ricevuto quasi 19.000 firme. Ma non sono solo i consumatori a protestare, anche la National Farmers Union (NFU) ha espresso la sua opposizione alla proposta.
Nei vicini Stati Uniti l’irradiazione di carne macinata fresca e congelata è permessa già dal 1999 così come è lecita in circa 20 paesi, tra i quali Sud Africa, Arabia Saudita, Russia e Brasile.
L’Europa, invece, non consente l’irradiazione di carne macinata.